Il documentario di Erik Gandini, regista di Bergamo che vive in Svezia; sugli ultimi trent’anni di fanciulle scosciate e giovanotti palestrati, di casalinghe disperate e reality irreali, di gossip eretti a sistema: la tesi ? La tv in Italia ha preso il posto della democrazia. E’ un reportage sull’Italia berlusconiana e sulle mutazioni antropologiche e culturali. C’è Berlusconi, c’è Fabrizio Corona, c’è Lele Mora e sullo sfondo un cazzaro di tornitore che vive con mammà che vuole apparire in tv, Briatore, La Ventura, Fini e tanti italiani. Che dire ? E’ un documentario dalle buone intenzioni ma che non dice niente di veramente nuovo, un po’ dispersivo e dal pensiero periferico, con una voce in off a volte fastidiosa nella sua lentezza e voglia di didatticità.

Dopo la visione cosa resta ? Un’amarezza che sa di vuoto pneumatico, una conferma di sconforto esistenziale: verrebbe voglia di non salvare nulla di questo Paese, di sfancularlo in toto. Perché se hai un cancro terminale la pillola che ti porta l’infermiere gentile ( chi resiste ) non può darti alcun sollievo.

Le cose che ti restano del documentario ? Il telefonino di Mora con la svastica e la musichetta di faccetta nera, il sorriso di Berlusconi e il viso angosciato di Corona che sarebbe un personaggio da raccontare in un romanzo, ma purtroppo non ci sono nè Stendhal nè Maupassant né Dostoesvkij da queste parti del mondo.

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