Nel novembre del 1974 Werner Herzog venne a sapere che l’amica e scrittrice Lotte Eisner era ammalata e a rischio di vita. Decise così di raggiungerla a piedi da Monaco a Parigi, affidando a quei ventidue giorni di cammino la guarigione dell’amica. Herzog portò a termine il viaggio, Eisner guarì (sarebbe morta nove anni dopo, a 87 anni), e l’impresa venne immortalata dal regista nello smilzo e magistrale libro Sentieri nel ghiaccio (Guanda, traduzione di Anna Maria Carpi, pp. 67, 12 euro). Dieci anni dopo Herzog intraprese un’altra camminata leggendaria, mosso da intenzioni e desideri diversi ma altrettanto nobili. Deluso dalla mancata riunificazione della Germania, decise di percorrere a piedi l’intero perimetro del paese nella speranza di rivederlo un giorno unito.

“Era il 1984, Willy Brandt aveva promesso la riunificazione della Germania, ma poi non se ne era fatto più niente”, racconta il regista a Bologna, all’indomani della proiezione al Biografilm del bel film che ha diretto insieme ad André Singer Herzog incontra Gorbaciov (a gennaio nelle sale italiane per I Wonder Pictures). “Ci rimasi così male che decisi che avrei attraversato tutto il paese a piedi, facendo attenzione a rimanere sempre lungo il confine, in solitario. Da giovane Gorbaciov ha camminato molto, quando l’ho conosciuto ci siamo subito trovati in questa cosa del camminare”. Il film su Gorbaciov è una lunga e brillante intervista condotta dallo stesso Herzog in tre tempi e nell’arco di sei mesi con l’ex leader dell’Unione Sovietica, che all’indomani della riunificazione della Germania diventò per il regista una sorta di eroe personale. “I politici all’epoca avevano rinunciato al progetto di riunificazione”, dice ancora Herzog. “Se non fosse stato per Gorbaciov non sarebbe mai successo”.

È per questo che ha deciso di fare un film su di lui?

Anche se avrei sempre desiderato farlo, non sono stato io ad avere l’idea del film. Diciamo piuttosto che è nato da una serie di coincidenze, e da un’idea del mio amico regista André Singer, che a progetto avviato mi ha proposto di entrare nella squadra e condurre io stesso l’intervista. Ho subito accettato. Amo Gorbaciov.

Nel film glielo dice senza girarci troppo intorno: We love you.

Sì, gli dico che lo amiamo, e il noi sta per noi tedeschi. Sono stato attento a non fare un film agiografico, ma a un certo punto mi sono sentito in dovere di dirgli da parte del popolo tedesco che lo amiamo. Io in particolare lo amo per avere riunificato la Germania.

Lo ha visto il documentario su Putin diretto da Oliver Stone?

Sì, è lungo. Quattro ore. Ma Oliver Stone in quel film ha fatto una cosa insolita e coraggiosa per un film americano. I media e i politici americani tendono a demonizzare la Russia, e Stone nelle sue interviste a Putin si è mosso in direzione contraria, cercando di non demonizzare il paese. Ma è anche il messaggio che, in modo sovversivo, viene fuori dalla mia intervista a Gorbaciov: demonizzare la Russia è un grande errore dell’Occidente.

Vale anche per Putin?

Vale anche per Putin. Demonizzarlo è un errore. Il film di Oliver Stone fa vedere che Putin ha fatto anche delle cose intelligenti, delle cose buone per i russi. Forse ci siamo dimenticati di com’era ai tempi di Eltsin, quando in Russia la gente era drammaticamente povera, le pensioni non venivano pagate, gli stipendi degli insegnanti non venivano pagati, la polizia veniva pagata a stento, il rublo era precipitato a un terzo del suo valore nel giro di una settimana. In quegli anni sono andato più volte in Russia, e ho visto con i miei occhi come i russi avessero perso la loro dignità. Putin è riuscito a restituire loro quella dignità. E questa è una cosa buona, a prescindere da quanto sia spiacevole, spietato, o dispotico.

E dal fatto che i dissidenti vengono perseguitati…

Sì, ma non quanto venivano perseguitati con Stalin. O come in Cina in questo momento. In Russia puoi fare comunque satira, puoi fare film su Putin, nessuno te lo impedisce. Nel panorama contemporaneo ci sono paesi e leader di gran lunga peggiori e più pericolosi di Putin. La Russia è l’ultimo paese al mondo che in questo momento attaccherebbe l’Italia o la Germania o la Francia o l’Inghilterra o la Scandinavia. Non potrebbe succedere mai.

E Donald Trump dov’è in questo paesaggio?

Non parlo di Donald Trump. Dico solo che dobbiamo conviverci, e che dobbiamo accettare il fatto che sia stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America. È stato eletto dagli americani, a prescindere da quello che possiamo pensare di lui e della sua politica. E comunque ci sono alcune cose isolate che ha fatto che vanno apprezzate. Per esempio l’avere aperto un dialogo con la Corea del Nord. Che è esattamente quello che aveva fatto Gorbaciov con Reagan. All’epoca trovavano tutti che fosse una pessima idea, che non avrebbe portato nulla di buono. Sembrava una scelta insensata da parte di entrambi. Così come oggi il dialogo tra Trump e Kim Jong-un dall’esterno è apparso insensato, ma si è rivelato la cosa giusta da fare. Spero che chi vedrà il mio film capirà che ha degli evidenti elementi sovversivi. Spero che la demonizzazione della Russia venga vista come un errore. E che la gente capisca quanto sia necessario, oggi più che mai, che i leader politici continuino ad agire fuori dagli schemi.

Nel film Gorbaciov non parla mai di Putin.

No, e se lo avessi intervistato dieci anni fa non avrebbe mai parlato di Mitterand o di Bill Clinton. I politici attualmente in carica per lui sono solo figure di passaggio. Prima dell’intervista ha anche detto chiaramente che non avrebbe parlato di Donald Trump né di nessuno degli attuali leader politici. Mentre invece ha espresso opinioni precise riguardanti Margaret Thatcher o Ronald Reagan, perché sono leader dei suoi tempi, con cui ha condotto delle trattative. Sono stati partner in quelle che possiamo considerare le sue grandi conquiste.

Herzog incontra Gorbaciov verrà distribuito in Russia?

C’è già stata una proiezione al festival del cinema di Mosca, e c’era una folla enorme a vederlo. Io non ero presente, ma c’era André Singer e mi ha detto che alla fine c’è stata una valanga di applausi. E sì, verrà distribuito dalla televisione russa, e uscirà anche al cinema.

Gorbaciov lo ha visto?

Sì.

E?

Mi imbarazza farlo ma non posso non citarlo. Ha detto: “È di gran lunga il miglior film che sia mai stato fatto su di me”. Personalmente non posso dire se è vero perché non ho mai visto altri film su di lui.

A film finito, cosa la affascina maggiormente di Gorbaciov?

La solitudine. Sono sempre stato affascinato dai personaggi solitari. E Gorbaciov è un uomo profondamente solitario. Adesso ha ottantotto anni, fa delle cure, è spesso in ospedale, da quando è morta la moglie trascorre molto tempo da solo. Durante le riprese arrivava sul set in ambulanza dall’ospedale, e si fermava per poco tempo. Ha accettato di farsi intervistare da me perché sapeva che nell’84 avevo attraversato a piedi tutta la Germania per vederla unita, e forse questa sarà la sua ultima apparizione in pubblico. So di non averlo deluso.

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