Abbiamo visto “ L’Artista “ di Mariano Cohn e Gastòn Duprat.
Un film argentino minimalista e “ povero “ sia nella costruzione che nei costi di produzione. Un infermiere solitario e senza spessore emotivo lavora in un istituto geriatrico, un giorno decide di andare in una galleria d’arte spacciando per propri i lavori di uno dei suoi pazienti, un anziano affetto da autismo ma con un notevole talento pittorico di cui l’infermiere si è appropriato. ( Scusate la digressione, che orribile la ‘soggettiva’ di un quadro sul viso dell’infermiere, come anticinematografico sono le inquadrature alle spalle dei quadri che vengono osservati e commentati da pseudo critici e galleristi ) .
In poco tempo le opere del vecchio, di cui si è appropriato l’infermiere, arrivano ai vertici del panorama artistico contemporaneo, catapultando Jorge nello status di artista di culto, ricercato da galleristi e belle donne. Anche il mutismo e l’apatia dell’uomo diviene un naturale comportamento artistico.
Come termina il film ? Non ve lo dico, basta che sappiate che l’infermiere ormai solo e affermato decide di partire per Roma nonostante…
Il film è a bassa costo e girato con piano fisso. Riproduce una serie di quadri veri e propri, tra cinema e video-arte; il movimento di macchina è assente, rendendo il film soprattutto nella prima parte lento. Tuttavia nell’insieme è godibile e se andare al cinema è una cosa costante potete includerlo nelle vostre incursioni.

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