L’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) ha annunciato che nell’aprile del 2021 viaggeranno in Europa diverse sue delegazioni, “cercando non la differenza, né la superiorità, tanto meno il perdono o il lamento. Andremo a incontrare quel che ci rende eguali”.

L’Ezln aggiunge che, dopo aver percorso vari luoghi dell’Europa “in basso e a sinistra”, arriveranno a Madrid, il prossimo 13 di agosto, “500 anni dopo la presunta conquista di quel che oggi è il Messico”.

Un comunicato firmato dal subcomandante insurgente Moisés, in cui si spiega come questa iniziativa venga dal “pensiero comune” delle comunità zapatista del Chiapas.

“Vediamo e ascoltiamo un mondo malato nella sua vita sociale, frammentato”, in cui le persone sono “sotto l’oppressione di un sistema disposto a tutto per placare la sua sete di profitti, anche se è chiaro che la sua azione è contro l’esistenza del pianeta Terra”.

“L’aberrazione del sistema – aggiunge il comunicato – si manifesta in una realtà criminale: i femminicidi, che non hanno alcuna logica criminale che non sia quella del sistema”.

Nel frattempo, “la natura ferita a morte” avverte che il peggio deve ancora venire, “per azione di un sistema umano che la aggredisce”.

L’Ezln vede “i potenti ripiegare” negli stati e dietro i loro muri. “Rivivono nazionalismo fascisti, sciovinismi ridicoli e un chiacchiericcio assordante. In questo vediamo le guerre che arrivano”. La pandemia del Covid-19 “ha mostrato la vulnerabilità dell’essere umano”, così come l’abidità e la stupidità” dei governi e delle loro “presunte opposizioni”.

 

Sicurezza dell’Ezln alla campagna di Maria de Jesus Patricio, candidato indigeno alle presidenziali nel 2017, -foto AP /Eduardo Verdugo

 

Il comunicato cita la morte di 12 zapatisti, nonostante l’applicazione di misure sanitarie. Tre di loro hanno mostrato due o più sintomi associati al Covid-19 e hanno avuto contatti con contagiati. Altri 9 hanno mostrato un sintomo. Di fronte alla mancanza di prove, si assume che sono morti per il coronavirus. “Questi lutti sono nostra responsabilità”, ammette l’Ezln, “per non aver approfondito le precauzioni”, che ora stanno migliorando per affrontare “un possibile ritorno della malattia”.

Gli zapatisti incontreranno “resistenze e ribellioni che, pur silenziate o dimenticate”, non cessano di essere possibili per una umanità che rifiuta “di seguire il treno mortale del progresso che avanza superbo e implacabile, verso la rovina”.

Queste esperienze confermano l’importanza dell’azione collettiva, e che “le soluzioni potrebbero essere in basso, nei sotterranei e negli angoli più oscuri del mondo”. E si domandano: “A chi importa che un piccolo, piccolissimo gruppo di persone originarie, di indigeni, viva, ossia lotti?”. Perché risulta che “nonostante i paramilitari, le pandemie, le grandi opere (il governo del Messico ha avviato alcuni “megaproyectos” devastanti, come il cosiddettp “Tren Maya”, che dovrebbe attraversare Chiapas e Yucatan, o l’Istmo di Tehuentepec, un asse multimodale di tarsporto alternativo al Canale di Panama, ndt), nonostante menzogne, calunnie e oscuramenti, noi viviamo”.

L’Ezln annuncia che parlerà al popolo spagnolo per comunicargli “due cose semplici: che non ci hanno conquistato, e che noi continuiamo la nostra resistenza e ribellione” e che “non hanno da chiederci perdono di nulla. Basta giocare con un passato lontano per giustificare, con demagogia e ipocrisia, i crimini attuali e in corso. L’assassinio di attivisti sociali e i genocidi nascosti dietro le grandi opere”.

“Non vogliamo tornare a quel passato”, dicono, “tanto meno per mano di chi vuole seminare rancore razziale e pretende alimentare il suo nazionalismo logoro con il presunto splendore di un impero, quello azteco, che è cresciuto al costo del sangue dei suoi simili, e che ci vuole convincere che, con la caduta di questo impero, i popoli originari di quella terra siano stati sconfitti”. Perciò “né lo Stato spagnolo né la Chiesa cattolica hanno da chiederci perdono di nulla”.

Nel 2021 saranno venti anni dalla Marcia del Colore della Terra (quando i comandanti zapatisti percorsero tutto il paese, fino a Città del Messico, accompagnati da milioni di persone, ndt), realizzato dagli zapatisti insieme al Congresso nazionale indigeno (che raggruppa gli oltre cinquanta gruppi etnici originari del paese, ndt), “per reclamare un luogo in una nazione che ora cade a pezzi”.

Ora invitano nuovamente il Cni ad accompagnare gli zapatisti, “portatori e portatrici del virus della resistenza e della ribellione. Come tali andremo nei cinque continenti”.

Il post sciptum di questa traduzione è semplice: chi vuole prepararsi o offrirsi per ospitare in Italia, dopo l’aprile del 2021, la delegazione dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *