Non essere cattivo

Un film di Claudio Caligari. Con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini.   Drammatico, durata 100 min. – Italia 2015. – Good Films uscita martedì 8 settembre 2015.

 Sono pochi i registi indipendenti italiani che nonostante la marginalità e i pochi film riusciti a realizzare hanno lasciato un segno profondo. Pensiamo a Nico D’Alessandria, a Silvano Agosti, a Franco Piavoli. Tra questi c’è anche il compianto Claudio Caligari ( Arona 1947 – Roma 2015 ), autore di soli tre film con questo ( Amore Tossico del 1983 e L’odore della notte del 1998 ). Non essere cattivo riprende le vite dei personaggi degli altri due film, soprattutto del primo, come fosse un giro di giostra della vita dello stesso autore: ritornare definitivamente da dove era partito. Coloro che racconta sono più o meno giovani degli Anni Novanta, più o meno marginali e tossici di quell’Ostia che Caligari, piemontese di nascita, ha assurto al centro del suo mondo di immagini e di vita: un contesto cinematografico, oltre che politico e umano, all’interno del quale ha sviluppato nei decenni il suo autentico e personale itinerario artistico. Un regista assai colto, ci dicono perfezionista, senza mediazioni ( per questi suoi ‘ meriti ‘ non è riuscito a girare almeno altri 5 film che dovevano partire o che avevano la sceneggiatura pronta ), un regista che probabilmente voleva coniugare il Cinema del maestro Robert Bresson ( il regista francese distingueva il cinema dal cinematografo: mentre un film è una mera rappresentazione filmata, il cinematografo è il tentativo di creare un nuovo linguaggio di immagini e suoni attraverso il montaggio ) con quello di un altro maestro francese, Melville ( come Caligari un artista solitario e controverso, famoso anche per essere maniacale nel controllare tutte le fasi della lavorazione dei suoi film, e anche lui incompreso dalla critica in vita ), senza tuttavia voler perdere il suo stile autentico e romano. E quando qualcuno lo ha accostato erroneamente al Tarantino delle Iene o peggio ancora a quel film che sembra provenire dalla pubblicità che è Trainspotting, Caligari giustamente se ne è differenziato e allontanato quasi infastidito. In realtà, banalmente, se c’è un referente culturale ‘ vicino ‘, questo è Pasolini. Ma Caligari è un regista politico mentre del Pasolini borgataro c’era più una visione ideale e poetica. E poi, i giovani borgatari di Caligari sono di un’altra epoca a confronto di quelli del poeta di Bologna, non vivono prima del senso cristiano della colpa, vivono dopo senza pentimenti o sensi di coscienza. Sembra quasi, che nella sua inconciliabilità politica e sociale, Caligari voglia quasi rispondere alla Roma cartolinesca e scopiazzata di Sorrentino con una Roma vera, lucida, questa senza speranze.

Siamo nella Ostia degli Anni Novanta. Tra giovani che si fanno, ragazze sbandate se non perdute, strade polverose e solitarie; una disperazione dilagante tra baretti di periferia, case appena abitabili e la spiaggia di Ostia. Nessuna ideologia né istinto morale né elogio della diversità: vite schiacciate dalla vita stessa. Tra di loro ci sono due amici d’infanzia, Vittorio ( Alessandro Borghi ) e Cesare ( Luca Marinelli ), praticamente due fratelli. Vivono allo sbando, spacciando pillole e cocaina, spesso sono fatti di droga e alcool, e si scontrano con altri sbandati per i motivi più futili. Cesare forse ha una vita più sfortunata, una sorella morta di Aids, una nipotina che ha contratto la malattia e sta spesso a letto, una madre che sopravvive al suo dolore. Vittorio invece non ha nessuno ma sembra più tranquillo, più conciliante col mondo. Tra notti balorde, con sniffate sui cofani delle auto, vendita e spaccio, con ragazze ancora più disgraziate pronte a un pompino per una striscia di coca, tra ipotesi di rapine e pistole pronte all’uso, una sera Vittorio sbrocca con allucinazioni per il troppo sniffare e bere. Si spaventa e appena conosce Linda decide di tirarsi fuori da tutto prima che sia tardi, inizia a lavorare come muratore; ma la sua vecchia vita si intrufola in quella nuova e il suo amico Cesare non vuole sentirsi abbandonato. Iniziano così le vite parallele dei due vecchi amici che vivono su due strade che si incrociano ma non sono più convergenti. Ognuno cerca di tirare l’altro nella sua vita perché in fondo si vogliono bene e sono realmente due fratelli…

Caligari, come abbiamo già scritto, riprende i personaggi del suo bel film Amore Tossico ma allo stesso tempo sono diversi ( anche perché nel primo i protagonisti erano tossici che interpretavano se stessi, in questo sono due attori ), hanno un animo umano più cosciente e dolente dei tossici dell’altro film. Le due figure maschili ( quelle femminili sono in fondo più propositive e forti: le due compagne fanno dei figli, sperano in una vita più tranquilla e in fondo piccoloborghese ) pur ai margini della società cercano una forma di riscatto, ma uno con maggiore coscienza e volontà, l’altro invece è troppo fragile e ridicolo per poter non essere cattivo. Un bel film, duro quanto basta senza effetti effimeri alla Tarantino, forse un po’ prevedibile nel suo evolversi e in alcuni passaggi ripetitivo nella seconda parte. Da segnalare una giusta fotografia di Maurizio Calvesi, molto accurate le scenografie e i costumi.   Una rivelazione ( meriterebbero dei riconoscimenti ) i due attori protagonisti Alessandro Borghi ( coerente nei suoi passaggi estremi, da tossico allucinato a lavoratore affidabile e padre di famiglia ) a Luca Marinelli che riesce ad essere anche buffo se non comico nella sua disperazione e inadeguatezza.

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