Abbiamo visto “ Passione “ diretto da John Turturro.
Originale, in contro tendenza e ‘ indipendente ‘ la carriera dell’attore-regista Turturro, nato negli States da genitori del sud Italia, negli ultimi anni lo si incontra spesso tra Roma, Napoli e la Sicilia, in un teatro off o per strada. Simpatico, flemmatico, quasi British per certi comportamenti. Ha lavorato molto come attore, spesso anche in piccoli ruoli nonostante la bravura e il successo. Un attore amato dai grandi registi, ha debuttato in un piccolo film cult con Madonna, “ Cercasi Susan disperatamente “ ( 1985 ) e lo abbiamo rivisto nello stesso anno in un altro film cult “ Vivere e morire a Los Angeles “ di William Friedkin, poi in “ Il colore dei soldi “ di Scorsese, “Hannah e le sue sorelle “ di Allen, “ Fa’ la cosa giusta “ di Spike Lee, tanto per citarne solo alcuni, il successo mondiale lo raggiunge con uno splendido film dei Fratelli Coen “ Barton Fink “ in cui è il protagonista assoluto. A noi risultano alla fine circa sessanta film come attore, tra cui “ La tregua “ di Rosi e che ha contribuito a far realizzare con capitali americani. Ha recitato anche in serie televisive di grande successo come “ Monk “ in cui recita il ruolo del fratello del protagonista. Come regista lo abbiamo scoperto nel 1992 con un bel film “ Mac “ storia di tre fratelli italiani negli States che fanno i muratori. Nel 1999 realizza “ Illuminata “ dalla pièce ‘ L’amore imperfetto ‘ di Brandon Cole, un film sul teatro dove s’intrecciano il conflitto tra carriera e vita privata, l’irrompere della realtà nella finzione, il tormentato rapporto uomo-donna. Del 2005 è “ Romance & Cigarettes “ un film “ quasi “ musicale “ con un cast splendido, James Gandolfini, Susan Sarandon e Kate Winslet. Poi inizia il periodo “ italiano “ gira in Sicilia nel 2009 il documentario, poco visto, “ Prove per una tragedia siciliana “, l’isola è vista attraverso lo sguardo lucido e affettuoso di un italo-americano che torna nella sua antica terra ( i nonni materni di Turturro erano di Palermo e di Aragona ) per ritrovare le radici e scoprirne tradizione e modernità. Del 2010 è “ Passione “ un documentario su Napoli e la sua musica. Un film particolare, gioioso, viscerale, vero e non nostalgico perché l’autore ritiene la musica napoletana viva e moderna anche se si parla di Caruso o Carosone. In un’intervista Turturro ha detto ” Ritengo Napoli uno dei punti più importanti per la musica nel mondo. Per fare questo film ho ascoltato un’infinità di dischi che Peppe Barra mi ha messo a disposizione. Non ne conoscevo molti, ci sono state molte scoperte ma il percorso comunque è stato prima ascoltare e poi incontrare gli artisti “. La musica di Napoli è la musica di tutti i Sud del mondo, insomma, ” Quello che si vede nel film è come la musica e la cultura napoletana siano molto internazionali. È possibile sentirci voci dalla Spagna, dalla Francia, dall’Africa….”. Noi aggiungeremmo che si sente anche il Tango ( inventato da migranti napoletani e siciliani in Argentina alla fine dell’Ottocento ) ma anche con contatti col Flamengo e il Fado portoghese per citarne solo alcuni. Turturro riesce a comprendere l’anima e l’animalità della cultura napoletana, mostrando donne veraci, uomini intensi e vissuti, soffermandosi su visi fatti di terra ed emozioni che ricordano i visi pasoliniani del “ Vangelo secondo Matteo “, riprendendo soprattutto nei vicoli con i panni alle finestre, le strade affollate di turisti, luoghi antichi dove ormai è difficile entrare come la suggestiva Piscina Mirabilis a Miseno, e i palazzi antichi, con i cortili interni perfetti per le scenografie, e per l’eco prodotto dagli strumenti musicali, nelle piazzette napoletane come Piazzetta Nilo, Piazza del Gesù, San Biagio dei Librai. Un notevole e particolare documentario che forse un tempo avremmo potuto vedere direttamente in televisione. Da segnalare una tammurriata cantata da Peppe Barra o la canzone cantata da Raiz ex Almamegretta ( una miscela di reggae, dub, canzoni napoletane e nenie arabe ) che da sole valgono il prezzo del biglietto. Comunque, a voler approfondire, non comprendiamo la scelta atemporale della musica napoletana, perché ascoltare prima Malafemmena e poi parlare di De Lucia e Caruso ( fine Ottocento per De Lucia ) e soprattutto – per noi che conosciamo la canzone napoletana – non comprendiamo perché non siano stati anche inseriti Murolo, Mario Abate, Peppino Gagliardi, Mario Merola, Peppino di Capri, Nino D’Angelo, Eduardo e Eugenio Bennato, i 99 Posse e via dicendo. Vorremmo aggiungere in positivo che l’impronta di Turturro è priva dei soliti clichè e della solita retorica, anzi, mira a cogliere le mille piccole differenze che sono la ricchezza di questa ‘ nazione ‘, e anche per questo motivo ogni canzone è sottotitolata anche nella versione italiana, una cosa che aiuta il racconto e fa apprezzare meglio i significati delle canzoni, una tra tutte ‘A Vucchella scritta da D’Annunzio e vera poesia. E per chi non conosce la musica napoletana, questa è una piacevole possibilità per ascoltare canzoni come ‘ Era de Maggio ‘, ‘Come facett’ mamm’t’, ‘Maruzzella’, ‘O sole mio’, ‘Tammurriata nera’, ‘Nun t’ scurdà’ e molte altre.

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