Abbiamo visto “ Una questione privata “ regia di Paolo Taviani.

con Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy, Valentina Bellé, Francesca Agostini. Genere, Drammatico – Produz. Italia e Francia, 2017. Durata 84 minuti. Uscita mercoledì 1° novembre 2017. Distribuito da 01 Distribution.

Una questione privata, ultimo e incompiuto romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1963, narra una vicenda della guerra partigiana nelle Langhe, ma anche dell’amicizia fraterna di due giovani partigiani, l’amore di entrambi per Fulvia, una bella ragazza borghese torinese di buona famiglia, sfollata per un’estate del 1943 ad Alba, e l’amore totale e incondizionato di uno dei due, Milton per lei. Fenoglio è stato un necessario romanziere del Novecento, originale e antiretorico, e questo suo ultimo romanzo breve e incompleto ha affascinato più di una generazione, per il racconto di una Resistenza partigiana, fatta sì di un’umanità coraggiosa e nobile ma anche mostrando ipocrisie, piccole viltà e contraddizioni. Storia giunta oggi sugli schermi in un momento storico grigio e deprivato sia di memoria che di contenuti, quindi un film importante, diretto da un autore importante come Paolo Taviani e scritto con il fratello quasi novantenne Vittorio. Purtroppo però risulta proprio lo sviluppo narrativo e la descrizione dei personaggi più abbozzato che approfondito, in alcuni passaggi è poco dichiarato ( per esempio, la ricerca di Milton del fraterno amico fatto prigioniero dai fascisti non è solo per salvarlo ma anche trovarlo per sapere da lui del rapporto amoroso che ha avuto con Fulvia, non risulta chiaro ), mentre il rapporto tra i tre giovani dopo una presentazione iniziale ( un po’ alla Jules e Jim ) si evapora del tutto, lasciando Milton ( un non sempre convincente Luca Marinelli ) a soffrire interiormente e a mettere al centro dei suoi pensieri più l’amore per la ragazza che non la lotta partigiana; ma questo resta in punta di penna.   Insomma i bei personaggi del romanzo perdono spessore, diventando quasi delle figurine, in particolare Giorgio ( Lorenzo Richelmy ) che appare evanescente e impalpabile e didascalica e un po’ banale Fulvia ( Valentina Bellé ), nel ruolo di una ragazza che cerca di evitare l’orrore della guerra attraverso le simpatiche smancerie verso i due amici, che desidera essere amata senza tuttavia apparentemente scegliere. La parte a tratti più vera e riuscita ( ma siamo lontanissimi dalla poesia di La notte di San Lorenzo opera scritta con il grande sceneggiatore Tonino Guerra ) è quella della lotta partigiana, con le atmosfere delle Langhe d’inverno e gli eroismi e le paure di giovani uomini e di gente comune che lottano, soffrono e aspettano che tutto termini, in cui anche i fascisti che compiono azioni abbiette mostrano un’umanità teorica. Resta alla fine una messa in scena minimale e a volte di impianto teatrale, anche nei dialoghi come è costume degli autori; tuttavia c’è un lato positivo, ritornano nel cinema italiano dei visi veri, giovani, dei luoghi struggenti e una storia drammatica senza banalità e realizzata con cura e attenzione autorale.

Siamo nelle Langhe nell’ultimo inverno di guerra, in una lotta senza pietà, prive di gloria e senza quartiere, tra antifascisti e ultimi fascisti. Il protagonista, Milton, è un giovane partigiano colto e che ama l’inglese, combatte sacrificandosi sulle colline piemontesi, ma nella sua mente continua a essere ossessionato dall’amore, chissà se corrisposto, di Fulvia che adesso è lontana con la sua famiglia. Spinto dalla nostalgia di lei, si distacca dal suo gruppo e ritorna alla villa dove i due si sono conosciuti e hanno trascorso l’estate del ’43 ad ascoltare in continuazione Over the Rainbow, la canzone più amata dai due e a parlare fino a notte. Qui incontra la guardiana della villa ormai chiusa e può ritornare a vistare le stanze e a toccare gli oggetti che gli ricordano quei mesi passati assieme. Durante la visita la guardiana accenna alla relazione tra Fulvia e Giorgio, il suo migliore amico sin dall’infanzia, e oggi compagno partigiano di un’altra brigata. Milton stupito dalla notizia vuole trovare Giorgio e chiedergli la verità sulla presunta relazione, si mette alla ricerca dell’amico che nel frattempo è stato catturato dai fascisti; allora Milton, da solo, decide di sequestrare un qualsiasi fascista per poter fare uno scambio con l’amico…

La guerra partigiana, l’impazzimento d’amore di Milton per Fulvia, l’amicizia fraterna con Giorgio, e il loro presunto triangolo amoroso, così ben descritti nel romanzo, nel film trova pochi riscontri reali, tutto è dato per dato, galleggiano in una nuvola soffice e un po’ indistinta, quasi chiedessero i Fratelli Taviani, una comprensione solo a chi conosce il romanzo, in più dichiarano che hanno tratto liberamente la storia e hanno prodotto un loro personalissimo adattamento sul grande schermo. Un altro limite del film è che in realtà c’è un solo protagonista, Milton ( dal nome del grande scrittore e poeta inglese, successivo a Shakespeare, e autore di quel Paradiso Perduto in cui si racconta l’episodio biblico della cacciata dell’uomo dall’eden ), che troviamo praticamente in quasi tutte le scene, un attore bravo ma che non può ancora reggere sulle sue spalle tutta la storia. Sicuramente resteranno nello sguardo dello spettatore alcune brevi immagini, come la fucilazione di un ragazzino da parte dei fascisti, l’immagine muta di una bambina che si rialza nel mucchio di cadaveri, va a sorseggiare un bicchiere d’acqua e torna a giacere accanto al corpo della madre morta, l’incontro casuale e pericoloso di Milton con i suoi genitori. Un film autorale di un grande regista italiano che però oltre alla sua bravura acquisita in sessanta anni di Cinema politico ( rigore filologico, filmare spazi e luoghi silenziosi che non sono più di moda, evitare qualsiasi retorica della spettacolarizzazione ) non lascia ulteriori tracce di una ottima carriera.

Voto 6

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