Abbiamo visto “ La corrispondenza “ regia di Giuseppe Tornatore

Con Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren, Shauna Macdonald. Drammatico, durata 116 min. – Italia 2015. – 01 Distribution uscita giovedì 14 gennaio 2016.

Ma dove sta andando il Cinema italiano ? Va da qualche parte o ama avvitarsi su se stesso ? I nostri maggiori autori come Sorrentino, Garrone o anche Tornatore ci fanno rimpiangere registi come Scola, Monicelli o Ferreri. Farcito di rivisitazioni provinciali e frasi da letteratura liceale francese il primo, brandelli di corpo filmico e inverosimile fantasy che di Basile conserva solo una presunta estetica, con Tornatore e il suo ultimo film ci troviamo davanti ad un pistolotto sull’amore vissuto più cerebralmente ai tempi della solitudine. E’ possibile mai che i registi di oggi realizzino film formalmente ineccepibili ma che cercano il nulla e filmano il nulla con grande maestria ? Allora è normale che un loro collega, Muccino, il maestro di questo tipo di cinema, possa arrivare a scrivere di Pasolini che è stato un regista amatoriale, fuori posto e dannoso per il cinema italiano.   Figuriamoci cosa penserà di registi come Zurlini, Vancini o Piavoli.

Dispiace doverlo scrivere ma Tornatore con questo suo undicesimo film realizza una storia d’amore a distanza in tutti i sensi, dai contorni ‘ mistery ‘ ma già a metà del primo tempo assolutamente svelata che in poche scene scivola nell’imbarazzo intellettuale e in un involontario necrofilo-comico, se non melenso e surreale. Ci viene naturale pensare, con questo spunto – un anziano e funambolico professore di fisica e una giovane studentessa di fisica stunt-woman – sull’amore a distanza che si mantiene forte da oltre sei anni grazie a mail, video e messaggini cosa ne avrebbe realizzato negli Anni Sessanta un maestro come Antonioni anche senza tecnologie, certamente qualcosa di più moderno e meno melò di questo film di Tornatore. Se pensiamo alla filmografia del regista siciliano notiamo come un bravo regista come lui sfugga ad una cataloghizzazione, non si può ritenerlo un autore tout-court ma allo stesso tempo non si può definirlo solo un regista di genere. Nonostante film come La migliore offerta, La Sconosciuta, Malèna e Stanno tutti bene si possono ascrivere a quel cinema italiano degli Anni Settanta che tanto di moda è tornato grazie a Tarantino. In fondo quale è la complessità di Tornatore ? E’ un regista di grande tecnica e di buona ambizione in cui esistono due radici fondamentali il melodramma nostalgico e il thriller, ma non riesce a decidersi a scegliere o forse è incapace nel trovare una vera sintesi tra i due generi; il melodramma è ben riconoscibile nel suo uso della retorica, nel barocchismo e di motivi musicali moriconiani, il suo versante thriller ha alcuni punti fermi nella sceneggiatura fatta a volte ad incastro e che non sembra sprigionare fantasia e novità ma che hanno un sapore accademico. Probabilmente, ma lo scriviamo a voce bassa, quello che manca a Tornatore è uno sceneggiatore solido, autonomo e creativo, che possa aiutarlo a superare i suoi vezzi narrativi e aiutarlo a guardare più in avanti e meno alle spalle.

Ed Phoerum è un professore di astrofisica ultrasessantenne, creativo, fantasioso, affascinante, sposato con figli e con nipoti; intrattiene da sei anni una relazione extraconiugale con una sua ex studentessa oramai fuori corso, Amy Ryan. Più che una relazione fatta di incontri segreti, tempo rubato agli altri, hanno una storia amorosa, una ” corrispondenza ” fatta soprattutto di sms, registrazioni video e chiacchierate via Skype. Infatti si vedranno realmente tre o quattro volte in un anno. Amy lo ama a tal punto da non frequentare praticamente nessuno e si accontenta di riceve messaggi virtuali attraverso le tante missive che lui le fa pervenire sempre al momento giusto, come regali o anche le chiavi di una casa che lei ha appena perse ( e allora non è più moderno cinematograficamente il ciondolo I Love you di Ferreri ? ). Ma questo rapporto in translation che non si interrompe mai per lei è un piacere o una dannazione ? Quasi subito, andando ad una sua conferenza in un’università, scopre che Ed è appena morto ma allo stesso tempo riceve messaggi come se lui fosse in vita. Da questo momento – e per quasi tutto il film – Amy deve capire se vuole continuare la relazione con Ed che le ha registrato e scritto innumerevoli messaggi prima di morire, e che le arriveranno a scansioni più o meno prestabilite, o rinunciare al suo grande amore…

Tornatore allestisce ogni scena con grandi doti registiche, rende quasi credibili gli incontri virtuali incastonati l’uno dentro l’altro, ma la trama diviene troppo barocca, via via sempre meno probabile e neoromantica, probabilmente anche in parte noiosa.  Insistere per quasi due ore su un amore oltre la morte, l’amore come corrispondenza a distanza, mescolare realismo magico, melodramma e neo-romanticismo, portano lo spettatore ad estraniarsi più che a identificarsi nel grande amore e nelle conseguenze della perdita. E lo splendore dei luoghi e delle atmosfere creano un’algidità poco adattabile al melodramma. La sceneggiatura, tratta dal suo primo omonimo romanzo, pur tenendosi a galla mostra alcune allusioni simboliche ( dalle citazioni di astrofisica alle motivazioni della scelta di lei di lavorare come stunt-woman a posare per un “artista” che imbriglia i modelli in calchi di gesso ) che sono francamente un po’ grezze se non ingenue ( come era già capitato con Una pura Formalità – il suo film più coraggioso ).

Da segnalare una splendida fotografia di Fabio Zamarion, tra i più bravi direttori in circolazione e una ottima Amy ( Olga Kurylenko, attrice ucraina già adottata ad Hollywood da registi come Malick e Léon de Aranoa ) che si carica addosso il film.

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