Questo pezzo è uscito sulla rivista Mezzocielo. (La foto è di Debora Vrizzi)

Le ragazze del porno sono un gruppo di registe, tutte donne, tutte italiane, che da un po’ di tempo lavorano a un progetto di film pornoerotici. L’idea è nata un paio di anni fa, mentre scrivevo di un progetto di porno al femminile messo in piedi in Svezia da una regista indipendente, Mia Engberg, diventato un bellissimo film di corti che si chiama Dirty Diaries e che ha avuto una felice distribuzione ovunque nel mondo tranne che in Italia. Mia Engberg, che per il suo Dirty Diaries ha avuto un finanziamento di 50mila euro dallo Svenska Filminstituten, l’organizzazione che eroga finanziamenti statali per la produzione, distribuzione e proiezione pubblica dei film svedesi, ha anche scritto un manifesto bellissimo.

Il manifesto comincia così: “Siamo belle come siamo. Al diavolo gli ideali di bellezza malati! Odiando profondamente se stesse, le donne consumano molta della loro energia e sviliscono la propria creatività. L’energia che potrebbe essere diretta all’esplorazione della nostra sessualità e del potere che abbiamo, viene prosciugata da diete e cosmetici. Non lasciare che i poteri commerciali controllino i tuoi bisogni e desideri”. E poi dice: “Difendi il diritto di essere arrapata. La sessualità maschile è considerata una forza della natura che va soddisfatta a tutti i costi. Quella delle donne viene accettata solo se si adatta ai bisogni dell’uomo. Sii arrapata a modo tuo”. E ancora: “Una brava ragazza è una ragazza cattiva. Ci hanno nutrite del cliché culturale per cui le donne sessualmente attive e indipendenti sono o pazze o lesbiche e quindi pazze. Vogliamo vedere e fare film in cui Betty Blue, Ophelia e Thelma & Louise alla fine non devono morire”.

È un manifesto bello, ed è bella l’idea di Mia Engberg di coinvolgere altre registe, e sono belli i loro corti in Dirty Diaries. Così, mentre ne scrivevo, mi sono messa a fare qualche ricerca per trovare progetti simili altrove nel mondo. Ne ho trovati in Danimarca, Spagna, Francia, America. In Italia non c’era niente dal genere. Mi dispiaceva un po’, e poi però ho pensato che è dall’assenza che nascono le cose, che in Italia non c’era niente dal genere ma si poteva sempre provare a farlo. Ho chiamato un’amica regista, Monica Stambrini, che nel 2001 ha diretto Benzina, le ho chiesto se le andava di mettere insieme un gruppo di registe e fare anche noi i nostri “dirty diaries”. Monica ha detto di sì, e insieme abbiamo contattato altre registe. Molte hanno detto di sì, alcune di no, altre hanno accettato e poi si sono chiamate fuori, altre continuano a esserci e ad aderire al progetto che è sempre in divenire. Al momento noi ragazze del porno siamo in dodici: Mara Chiaretti, Erica Z. Galli e Martina Ruggeri per Industria Indipendente, Anna Negri, Regina Orioli, Titta Cosetta Raccagni, Lidia Ravviso, Emanuela Rossi, Slavina, Monica Stambrini, Roberta Torre e io.

I corti esistono come sceneggiature ma non sono stati ancora girati, abbiamo cercato chi li finanziasse ma la facilità nel trovare le registe non è stata uguale quando s’è trattato di trovare un produttore, non abbiamo mollato, continuiamo a cercare e nel frattempo partiremo (dal 28 marzo e per due mesi sul sito indiegogo all’indirizzo http://www.indiegogo.com/projects/le-ragazze-del-porno) con un crowdfunding (piattaforma di finanziamento dal basso che permette a chiunque di contribuire alla realizzazione dei film anche con cinque o dieci euro) che servirà per girare i primi tre cortometraggi e con Art For Porn, mostra-vendita di fotografie, disegni, opere donate da artisti sostenitori del progetto (il 29 e 30 marzo dalle 12 alle 21 allo Studio Marco Delogu, in via Natale del Grande 21, a Roma).

I corti saranno diversissimi tra loro, viaggeranno, andranno per festival, racconteranno le donne italiane per quello che sono, distanti dagli stereotipi, diversissime anche loro, come diversissime sono le nostre vite pornoerotiche, in desiderio, rappresentazione e azione. Queste sono le ragazze del porno. Questo fanno le ragazze del porno.

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