Abbiamo visto “  Cose nostre – Malavita “ regia di Luc Besson.

Prendete un buon romanzo come “ Cose nostre. Malavita ” dello scrittore – sceneggiatore, fumettista francese cinquantenne – Tonino Benacquista ( genitori italiani, della provincia di Frosinone ed emigrati in Francia negli anni cinquanta ), fate scrivere la sceneggiatura a  Michael Caleo ( tra gli scrittori de “ I Soprano “ e “ L’ultima occasione “ ) e dallo stesso Luc Besson, date poi la regia ad un grande autore degli Anni Novanta, ancora bravo ma un po’ volpone.   Scegliete attori mito come Robert De Niro, Michelle Pfeiffer e Tommy Lee Jones, aggiungete due giovani ragazzi, Belle ( la sensuale e bella Dianna Agron ) e il simpatico giovanottino Warren ( viso scostumato e faccia decisa: John D’Leo ).  A questi addizionate una serie di attori italiamericani che fanno i mafiosi e che, nonostante tutto, non risultano terribili nonostante le facce che si ritrovano.  Ed ecco il prodotto, confezionato bene, ben ritmato, ironico in alcuni passaggi ed anche divertente; quello che non si prefigge e cioè di lasciare un minimo di retrogusto amaro, non ce lo concede e quindi si tiene su una linea di galleggiamento di puro Hollywood.  Cosa vogliamo dire ?  Si passa un’ora e mezza in piacevole imbambolamento e si dimentica il tutto appena si esce dalla sala.  Peccato, perché bastava proprio poco per non fare un prodotto di puro consumo.

Una simpatica, colorita e affiatata tra loro famigliola, composta da padre, madre e due figli, sono sotto copertura dell’Fbi e vivono in Francia.  Il capofamiglia Giovanni Manzoni ( Robert De Niro ) è stato un killer della mafia americana, si è pentito ed ora ha una taglia sulla testa di venti milioni di dollari.  Con la sua famiglia cambia casa ogni tre mesi e quando li incontriamo stanno per traslocare in un paesino sperduto della Normandia.  Giungono di notte in una villetta vecchia e dai tubi da cui esce solo acqua color marrone; ma tra loro non c’è nessun problema né tensione.  Tutti e quattro si sistemano alla meglio.  Giovanni Manzoni, nonostante in vita sua abbia ucciso decine di persone, ha maniere bonarie e apparentemente accomodanti ma tra desiderio e realtà uccide e pesta un innumerevole numero di persone;  è ancora più buffo quando da semianalfabeta trova una polverosa macchina da scrivere e si mette casualmente a scrivere le sue memorie. L’affettuosa e un po’ matta mogliettina dark  Maggie ( Michelle Pfeiffer ) è una madre e moglie amorevole e attenta ma appicca incendi ai supermercati quando il proprietario si mostra arrogante con gli americani; il tempo lo passa tra la chiesa del paesino, qualche passeggiata e, con amorevole passione, a preparare la pasta o i peperoni per la sua famigliola e per i due agenti dell’F.B.I. che sono nella casa al di là della strada e che da anni proteggono lei e la sua famiglia.   A loro si aggiungono la deliziosa primogenita Belle di circa diciotto anni, alla ricerca dell’amore della vita in modo da sopportare meglio il delirio della sua famiglia; intelligente e sorridente ma quando dei ragazzetti del luogo pensano di approfittarne lei riesce a mettere le distanze con una racchetta da tennis.   Warren invece ha circa quattordici anni ed è già molto pratico, si inserisce con rapidità a scuola tra una scazzottata e scambi non legali con altri studenti conquista il rispetto di ragazzo tosto e pericoloso.  Tra un innamoramento di Belle per un giovane professore di matematica, gli affari scolastici di Warren, le succulente pietanze di Maggie che si rilassa facendosi spinelli e Giovanni che continua a scrivere le sue imbarazzanti memorie, ogni tanto compare un agente dell’Fbi che deve sorvegliarli perché non creino problemi e non possano essere trovati dalla mafia.  Ma per una circostanza veramente originale il mafioso in carcere scopre dove si trova la famiglia Manzoni e quindi alcuni mafiosi veramente pericolosi e armati fino ai denti giungono nella tranquilla cittadina normanna…

Un film leggero come una piuma, senza pause, con i tempi giusti e con i dialoghi che funzionano.  Una commedia su una famigliola mafiosa e sui suoi modelli di vita ( senza però nessun collegamento con “ I Sopranos “ di cui si cita la psicanalisi in modo derisorio ).  Una regia al servizio del progetto hollywoodiano e quindi senza guizzi o trovate impreviste ma ben calibrato tra divertissement e scene d’azione.  Dove normalità e violenza pura coesistono senza stridori o separazione.  Cast ottimo, buona colonna sonora e ottimo montaggio.  Una pecca – del tutto personale come opinione -sono alcuni primi piani impietosi dei protagonisti, visi scavati e pieni di rughe De Niro e Lee Jones, un po’ plastificata la Pfeiffer, estremamente bella fino ad una decina di anni fa.

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