Abbiamo visto “ Gangster squad “ regia di Ruben Fleischer.
Amate i film dalla storia ‘ classica ‘ ? Dove i buoni sono buoni e i cattivi veramente cattivi, dove il bene vince sul male e forse vi sembra che l’abbiate anche già visto nelle evoluzioni e nella struttura ? Il tutto con uno stile rassicurante nonostante la violenza, dove le categorie dei valori sono evescenti e da ultima frontiera. Ecco, se volete vedere un film di gangster ambientato alla fine degli Anni Quaranta che fa un po’ il verso ( in modo più sbiadito, con nessuna scena topica e con attori meno glamour ed empatici ) agli “ Intoccabili “ di Brian De Palma, ma anche con una strizzatina d’occhio a “ L’anno del Dragone “ di Cimino, questo è il film che fa per voi. Due ore di visione intensa e senza momenti noiosi, dove l’unica cosa originale è il modo di uccidere i nemici da parte del boss Mickey Cohen ( uno Sean Penn sempre bravo ma troppo ‘ mascherato ‘ per far evidenziare una recitazione fuori dal coro ), con lo squartamento di antica memoria, all’uso del trapano al posto del mitra. Chissà però perché lo script è talmente rispettoso della struttura di genere, un po’ troppo stilizzato, da sembrare privo di un minimo di originalità: non si pone né come omaggio di un genere né come la continuazione del genere stesso con altre interpretazioni.
“ Gangster Squad “ racconta una storia vera avvenuta nella Los Angeles della fine degli Anni Quaranta ( gli stessi anni della lista nera di Hollywood, del maccartismo e della caccia alle streghe verso tutti i simpatizzanti di sinistra ). Il gangster Mickey Cohen, novello Al Capone, ferocissimo e assetato di potere, controlla la città, con i suoi giudici, la polizia e parte dei giornali; quelli che non controlla sono terrorizzati da una sua qualsiasi reazione. Domina su tutti i commerci illegali, la droga, la prostituzione, il gioco d’azzardo e arriva a scontrarsi anche con i mafiosi italiani del luogo e di Chicago. Una pura bestia egocentrica e selvaggia ( senza però alcuna fascinazione sul tipo Toni Montana di “ Scarface “ ). A contrapporsi a lui, solo, o quasi, il sergente John O’Mara, eroe e reduce della Seconda Guerra Mondiale, con moglie incinta; resiste a Mickey e interrompe come può le sue attività criminali ( un Josh Brolin da una sola espressione facciale e che ricorda Nick Nolte ). E’ così tosto che picchia come un pugile, spara con precisione e non ha paura di nessun gangster o balordo che si ritrova davanti, tantomeno di morire, forse è già morto in guerra troppe volte. I due antagonisti O’Mara e Cohen in fondo sono le due facce di una stessa medaglia ( Gli Stati Uniti d’America e la sua violenza naturale ) e il regista ce le mostra immediatamente: Cohen fa squartare un gangster di Chicago dopo averlo incatenato mani e piedi a due auto in senso contrario; il sergente O’Mara, nella scena successiva, salva una ragazza in un casino di Cohen spaccando la faccia a tra gangster. ( ricordate “ Taxi driver “ ? Il tassista Travis Bickle se avesse ucciso il Presidente sarebbe stato un terrorista pazzo, uccide un protettore e alcuni magnaccia diventa un eroe ).
Il capitano della Polizia, Bill Parker ( un Nick Nolte invecchiato e irriconoscibile ) in segreto lo convoca e gli chiede di formare un team di poliziotti in clandestinità, per distruggere l’ascesa del boss Cohen ( la dinamica è la stessa degli ‘ Intoccabili ‘ ma in questo caso i poliziotti si trasformano in squadroni illegali ). La task force messa in piedi da O’Mara e da sua moglie – che così facendo si sente un po’ più sicura – è composta da sei uomini tra cui il braccio destro Jerry Wooters ( Ryan Gosling, un attore più adatto alla commedia che non a film per duri. Questi reduci di guerra e onesti poliziotti iniziano a muoversi senza distintivo e senza mandato ufficiale, all’inizio con goffaggine e inesperienza criminale ma poi rovinando gli affari del boss, di giorno in giorno. Tra distruzioni di carichi di droga, incendi a negozi di copertura e devastazione del luogo dove si contano i soldi del boss, i poliziotti-squadrone non sembrano trovare il bando della matassa: riuscire a sconfiggere il nemico; anzi vengono esautorati e sospesi dagli incarichi per il giorno dopo. Tutto sembra finito, ma… E l’epilogo è un combattimento tra l’ex pugile ebreo Mickey Cohen e il poliziotto O’Mara.
Come abbiamo detto prima “ Gangster Squad “ è tratto da fatti veramente accaduti e allora viene naturale pensare agli “ Intoccabili “ e il confronto è disarmante. Costern e sua moglie prevalgono in simpatia, etica e recitazione; il pur bravo Sean Penn non riesce – nonostante sia a pieno titolo il coprotagonista – a gareggiare con il De-Niro-Capone. Robert Patrick nel ruolo del poliziotto Max Kennard non riesce nel confronto con Sean Connery, tantomeno Michael Pena in un ruolo simile a quello di Andy Garcia o il killer James Carpinello con Billy Drago. E per la regia non possono esserci confronti tra il maestro ( a volte ondivago ) Brian Di Palma e Ruben Fleischer con i suoi manierismi, stilizzazioni e alternanza di rallentamenti e accellerazioni.

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