Abbiamo visto “ London River “ regia di Rachid Bouchareb.
Bouchareb è un regista francese di origine magrebina sconosciuto in Italia, ma tra i più conosciuti in Francia, nei vari festival europei e dai critici cinematografici. Il suo ultimo film, passato in gara al Festival di Cannes di maggio scorso è “ Hors la Loi “ ( Fuori della legge ), e ancora non programmato in Italia; storia di tre fratelli algerini che vivono dal 1946 al 1962 durante la sanguinosa lotta per l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia. Film violentissimo e contestato in Francia, pellicola in completa discontinuità con le tematiche di tolleranza e integrazione delle Opere precedenti. Bouchared è sceneggiatore, produttore e regista cinematografico ma anche televisivo, si è fatto le ossa tra il 1977 e il 1983 come assistente alla regia per la rete TF1 e Antenna 2. Ha debuttato come regista di cinema nel 1985 con il film “ Baton Rouge “ la storia di tre ragazzi che partono per gli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro. Nel 1995 gira “ Poussières de vie “, storia di una relazione fra un ufficiale nero americano e una vietnamita, che ha ottenuto la nomination all’Oscar per il miglior film straniero. Nel 2001 gira “ Little Senegal “, presentato in concorso al Festival di Berlino e ottiene il suo primo grande successo di pubblico in Francia. Ma il film che lo consacra è “ Indigènes “ del 2006, storia di quattro magrebini che combattono nel 1943 per la Francia contro i nazisti: il film riceve a Cannes il premio collettivo per i protagonisti maschili e viene candidato all’Oscar per il miglior film straniero. “ London River “ è del 2009 e si avvale di due attori strepitosi ( la loro interpretazione vale il costo del biglietto ), la splendida Brenda Blethyn ( “ Segreti e bugie “, “RKO 281 – La vera storia di Quarto potere “, “ L’erba di Grace “, tra gli altri ) e Sotigui Kouyatè, Orso d’Argento a Berlino come Migliore attore ( drammaturgo e attore maliano legato al patrimonio della tradizione orale africana dei grio, ha lavorato anche con Bertolucci, Peter Brook e Cheick Oumar Sissoko. Purtroppo ci ha lasciati nell’aprile scorso ).
“ London River “ è un film dalla trama molto semplice e lineare, con una sceneggiatura un po’ opaca nella scansione temporale e dalla regia un po’ prevedibile, immediata e con un’impostazione un po’ televisiva, ma lontana dagli stereotipi del cinema di grosso budget e con una sensibilità fuori dal comune, che ha fatto dire ad alcuni critici – forse sbagliando – di essere nella scia dei film di Ken Loach. E come abbiamo già detto con due attori fuori dal comune e una notevole colonna sonora. Come tutti ricordiamo il 7 luglio del 2005 a Londra ci sono stati tre attentati terroristici di “Al quaeda “ sui mezzi pubblici, fatti da cittadini inglesi di origine pachistana e che hanno causato quasi sessanta vittime. La signora Sommers, vedova di un soldato inglese caduto nella guerra delle Falkland del 1992, che vive in un paesino su una delle isole della Manica, apprende dell’attentato dalla televisione e come tutte le madri subito telefona alla figlia Jane che studia a Londra. Ma Jane non risponde alle varie chiamate e allora spaventata decide di partire per Londra. Ousman è un anziano africano che lavora in Francia da quindici anni come guardia forestale, anche lui ha un figlio che vive a Londra ma che non vede da quando era piccolo: sua moglie che vive in Africa gli chiede per telefono di andare a cercare il loro figlio. La signora Sommers e Ousman arrivano nella capitale britannica nella speranza di trovare i reciproci figli ancora vivi. Si mettono alla ricerca andando incontro alle solite difficoltà, tra polizia, scuola araba, moschea e quant’altro. I due si incontrano, si scontrano, lei lo denuncia alla polizia perché è disperata e diffidente nei confronti dei mussulmani. Scoprono di essere i genitori di due ragazzi che vivono assieme e che si amano. Ma dove sono finiti ? Le notizie sono frammentarie, poi sembra che tutto vada per il meglio… La nota positiva del film è che Bouchareb continua con sincerità la sua idea di cinema che racconta la tolleranza e l’integrazione e propone il dialogo tra culture diverse. Mrs. Sommers e Ousmane sono due genitori come tanti, semplici, mesti, forse sconfitti dalla vita, con fedi differenti ( lei è protestante, lui musulmano ), si incontrano casualmente sconvolti dall’orrore di questi anni; lei parte da una iniziale diffidenza, lui sembra distante, forse abituato alla diffidenza e all’intolleranza. Riusciranno alla fine a costruire un rapporto di solidarietà e di dolore comune, sostenendosi a vicenda in una ricerca che sperano sia a lieto fine. Conosceranno meglio se stessi e anche i loro figli di cui conoscevano quasi niente delle loro scelte. Lei torna a casa con tanta rabbia, lui, al suo lavoro, sempre più distante, quasi ascetico.
Regia lineare senza sorprese, ottima colonna sonora, fotografia modesta ( sembra essere girata in digitale-televisivo e poi riversata in pellicola ), recitazione degli attori fuori dal comune.

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