Ritorna nelle sale cinematografiche con un’edizione restaurata, distribuita dalla Cineteca di Bologna, il capolavoro visionario di Fritz Lang, Metropolis.
Nell’anno 2026 la città di Metropolis è divisa in due: ai piani alti, negli imponenti grattacieli, vivono la casta dei ricchi e dei dirigenti; in basso, negl’inferi della città industriale, stanno masse di individui ridotti in schiavitù, trattati come automi e costretti a lavorare senza futuro e speranza.
Al vertice di Metropolis c’è Johann Fredersen, austero padrone e creatore della megalopoli; suo figlio Freder vive una spensierata giovinezza tra i lussuosi giardini, ignaro della politica classista che governa la società in cui vive.
Una realtà che il giovane comincia a scoprire dopo l’incontro con Maria, una splendida ragazza proveniente dalle profondità cittadine, convinta che le condizioni delle masse sfruttate possano essere risollevate soltanto grazie all’intervento di un messianico mediatore.
Un ruolo nel quale, passando per una violenta ed inarrestabile rivolta innescata da un automa identico a Maria (nato dalla geniale mente dell’ inventore Rotwang, nemico giurato di Johann Fredersen) sarà possibile riconoscere Freder, giunto a una decisiva maturazione e consapevolezza.

Pellicola dal costo elevatissimo per l’epoca e tanto amata da Hitler, Metropolis ci porta in un futuro che Lang dipinge guardando cent’anni avanti. Il 2026 per noi è dietro l’angolo, ma è difficile guardare un’opera come Metropolis senza provare un senso di stranezza. I tempi cambiano, il mondo a portata di click non ha abbastanza pazienza per sopportare gli intertitoli, il bianco e nero e l’assenza di dialoghi.
Nonostante questo Metropolis è un’indiscussa opera espressionista che traspira aria di Novecento, col suo trionfo di geometrie imprendibili, luci intermittenti e vapori industriali, sinfonie che accompagnano una trama che non smette per un attimo di farci amare il nuovo e affascinante mondo della tecnica e dell’automazione ai suoi albori.

Metropolis è stata, ed è ancora oggi, una pellicola di grande influenza culturale, considerata come modello primordiale per tutta la cinematografia fantascientifica. Fonte d’ispirazione per pellicole come  Blade Runner, Terminator, Brazil, La vita futura, Guerre stellari e Matrix.
Alcune parti del film sono contenuti nel video musicale di Radio Ga Ga dei Queen e Love Kills di Freddie Mercury. Quest’ultimo brano è tra l’altro presente nella colonna sonora della versione del film, ad opera del compositore Giorgio Moroder che, acquistati i diritti nel 1984, modificò le didascalie originali, inserendo musiche rock ed elettroniche per una soundtrack talmente modernizzata che considerata fuori luogo.

Il restauro proiettato nelle sale è invece quello con i venticinque minuti perduti dal 1927 e recuperati nella Cineteca di Buenos Aires nel 2008: realizzato da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek, con la colonna sonora originale di Gottfried Huppertz, ricostruita ed eseguita da Frank Strobel, alla guida della Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin.

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