Con  “ IL VICARIO ” ACCUSÒ PIO XII SUGLI EBREI
NEL 1965 VOLONTÉ MISE IN SCENA IL TESTO: ARRIVÒ LA POLIZIA

Il suo nome dirà poco ai giovani, e non solo ad essi, temo. È morto a Berlino, a 89 anni, il drammaturgo, scrittore e sceneggiatore tedesco Rolf Hochhuth. La sua opera più nota e controversa si chiama “Il Vicario”, in originale “Der Stellvertreter”, scritto nel 1963 e tradotto in italiano l’anno successivo da Feltrinelli. Dato il tema scottante, la pièce non ebbe vita facile, soprattutto in Italia, dove il Vaticano esercita una certa influenza. Hochhuth accusò infatti papa Eugenio Pacelli, cioè Pio XII, di non aver fatto quanto era in suo potere per salvare gli ebrei dallo sterminio organizzato da Hitler. Sull’argomento anche oggi gli storici si dividono, esistono pareri diversi sul ruolo svolto, prima sul piano diplomatico e poi nelle indicazioni alle parrocchie, da Pio XII; ma il drammaturgo tedesco non ebbe dubbi, tra denigrazioni accanite e consensi entusiastici, nel puntare il dito sul pontefice italiano, “imputato” di passiva e cosciente complicità con il nazismo, anche per non compromettere la sorte della Chiesa in Germania.
Il 13 febbraio del 1965, due anni dopo la prima pubblicazione, la pièce venne allestita a Roma in un teatrino di via Belsiana dal regista Gian Maria Volonté, protagonisti Nilo Checchi nel ruolo del prete Riccardo Fontana e Giacomo Piperno nel ruolo del Papa Pio XII. Ma durò solo una sera, quella del debutto. Il giorno successivo la Polizia fece chiudere il teatro per mancanza del certificato di agibilità dei locali; ma era solo una scusa burocratica: nei giorni seguenti, il prefetto di Roma vietò lo spettacolo in quanto contrario alle norme contenute nel Concordato tra Stato e Chiesa.
Solo negli anni Duemila, “Il Vicario” fu riportato a teatro, per lo più in forma di lettura scenica, dalle nostre parti. E nel 2002 Costa-Gavras girò un film, “Amen”, ispirato a quel testo.

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