Abbiamo visto “ Paterson “ regia di Jim Jarmusch.

Con Adam Driver, Golshifteh Farahani, Kara Hayward, Sterling Jerins, Jared Gilman. Drammatico, durata 113 min. – USA 2016. – Cinema uscita giovedì 22 dicembre 2016.

Jim Jarmusch conferma ulteriormente di essere uno dei registi indipendenti americani più anticonformisti e più in contrasto col cinema di oggi. Quasi un cinema antagonista che evita il caos, la violenza, il protagonismo dei personaggi che sono raccontati. Fedele e coerente con la sua poetica e il suo modo di narrare ( che diventa sempre più elegante, quasi scarnamente aristocratico ) conferma le sue scelte di fondo raccontando ancora una volta dei personaggi che vivono ai limiti della società contemporanea, che non hanno bisogno di un particolare percorso di vita, che in fondo sono immersi in una vita volutamente anonima, spesso uguale a se stessa ma che a loro sta bene. Tutto questo viene raccontato così perché Jarmusch non crede nel mito del sogno americano né nei modelli sociali che cerca di rendere unici e buoni per qualsiasi società. Ancora di più in questo Paterson, Jarmusch radicalizza il minimalismo delle sue storie e cerca spesso riuscendoci a coniugare il sublime con l’idiozia, provando a sorprendere e a rendere poetica la normale vita di un poeta, autista di un autobus. Certo bisogna amare il suo modo di girare i film, con piani sequenza in cui succede quasi nulla e con la staticità dell’immagine, ma se si ama il Cinema di maestri come Bresson o Kaurismaki, allora non si può non restare dei fan del regista nato ad Akron. E il film che vuole parlare di poesia quotidiana, racconta un mondo fatto di cose assai piccole e normali che nella nostra società risultano nulla e sono forse tutto; e per fare questo si serve di una struttura ( la storia si svolge in una settimana e inizia sempre con il risveglio della coppia ) simile ad una poesia del dadaista Francis Picabia, menziona e si fa ispirare dal poeta William Carlos Williams autore del libro Paterson, ( pubblicato molti anni fa da Lerici Editore ) e in cui si racconta in versi l’America di Whitman fattasi patetica e confrontata con l’annientamento sociale; Williams ha vissuto a Paterson, è stato medico ed ha avuto tra i suoi pazienti Allen Ginsberg suo concittadino.

Paterson è una piccola città tranquilla nello Stato del New Jersey, ma si chiama così anche un giovane autista di autobus ( Adam Driver, in questi giorni nelle sale anche con Silence di Scorsese ) che vive una vita tranquilla e senza apparenti problemi ( lui è lo specchio della cittadina più che un rappresentante ). Lavora, vive con la sua compagna Laura, assai carina e un po’ svampita ( l’attrice e cantautrice iraniana Golshifteh Farahani ) e ama scrivere poesie un po’ dappertutto anche sul bus prima che inizi il giro quotidiano. La vita per loro è un’infinita semplice poesia, la loro esistenza è tenera e delicata, senza alcun sospetto o sconquasso. Li osserviamo ripetere nei giorni i piccoli gesti quotidiani senza apparente importanza, come il risveglio, la colazione, il ritrovarsi per cena. Mentre lei colleziona progetti fantasiosi e fuori portata, decora continuamente la loro casa, vuole imparare a cantare e prepara centinaia di muffin da vendere al mercato, lui invece scrive versi senza alcuna ambizione, vive una vita silente di autista ( in cui sente degli stralci di conversazione e tra questi anche un dialogo sull’anarchico Gaetano Bresci e la pena di morte, fatto dai due protagonisti di Moonrise Kingdom e trasfigurati in anarchici neo romantici ), la sera porta il cane Marvin a passeggio e si ferma in un locale a bere la solita birra del dopo cena con accanto clienti anche loro gentili e in fondo con un animo poetico e un po’ strambo.

Ma anche in questo mondo da favola tranquilla può succedere qualcosa di imprevisto, il cane Marvin ( forse l’unico elemento sovversivo, vedi quando inclina la cassetta della posta ) arrabbiato verso qualcosa, mangia il quaderno di poesie di Paterson che però non sembra risentirsi più di tanto e sembra non voler più scrivere versi, ma sarà un incontro casuale con un turista giapponese di passaggio a farlo tornare poeta e a riiniziare a scrivere.

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