Sahara, inchiostro tra la sabbia
Qui le giornate iniziano scavando. Pala in mano e sole sulla testa. Si scava. Da sempre. Se gli abitanti di questo luogo non lo facessero, la sabbia del deserto che circonda ogni cosa a perdita d’occhio, inghiottirebbe tutto senza pietà. Inghiottirebbe la città intera, se i pochi, cocciuti abitanti non iniziassero le loro giornate allo stesso modo. Perché quando il deserto decide di prendersi una comunità intera e seppellirla sotto le sue dune, le scelte per chi ci vive sono soltanto due. Andarsene o combattere. La vita a Chinguetti, in Mauritania, è così. Come a Ouadane, Tichit, Oualata. Le città di pietra e sabbia sorte in un’epoca antichissima nel deserto della Mauritania, lungo le antiche vie carovaniere che attraversavano il ventre più torrido del Sahara. In questo mondo dimenticato è la sabbia a dettare la sua spietata legge. Senza più supporti vegetali, scomparsi da tempo immemorabile insieme ai pozzi, le dune avanzano costantemente, travolgendo e inghiottendo tutto quel che trovano, sospinte da un vento instancabile e insensibile.
Come animate da una vita propria, possono conquistare anche decine di metri in una sola notte, seppellendo oasi, pozzi, strade, i lembi coltivati e perfino le basse case di pietra. Ma qual è l’origine di queste strane città, sorte nel nulla del deserto e poi precipitate, dopo una lenta agonia, nell’oblio dei giorni nostri?
Chinguetti, Ouadane, Tichit e Oualata erano i principali centri di sosta e scambi nati intorno al XIII secolo lungo la principale direttrice commerciale che attraversava il deserto del Sahara. Un tracciato che collegava le grandi città dell’Africa equatoriale ai porti mediterranei del Maghreb e da qui all’Europa, attraverso l’immensa barriera sahariana.
Questa rotta, lunga e difficile, era percorsa da grandi carovane di cammelli, in qualche caso composte anche da migliaia di animali, carichi di ricchezze e di ogni tipo di mercanzia. Un traffico quasi ininterrotto che alimentava i commerci tra le comunità al nord e quelle al sud del Sahara, facendo affluire dalla Costa d’Avorio, dal Niger e dalla Guinea pietre preziose, tappeti, oro, sale, avorio e schiavi diretti verso i porti europei.
Nel suo periodo di massimo splendore Chinguetti, con le sue undici moschee e le grandi scuole coraniche, era considerata come uno dei luoghi più sacri dell’Islam. In tutte e quattro le città sorsero così decine di biblioteche che raccoglievano antichissime pergamene e testi sacri. Un patrimonio di inestimabile valore, che nobili e bibliotecari si sono tramandati di generazione in generazione.
Migliaia di manoscritti in pergamena, traduzioni del Corano decorati da fini miniature, sono custoditi negli scantinati polverosi delle ultime biblioteche e nei bauli delle collezioni private, insieme a testi antichissimi di medicina, algebra, astronomia e giurisprudenza. Una ricchezza di cultura e sapere, che il deserto potrebbe cancellare per sempre.
Chinguetti, Ouadane, Tichit, che soltanto fino a pochi anni fa erano quasi del tutto irraggiungibili e fuori dai circuiti turistici, cominciano a essere meta di un certo numero di visitatori, sebbene il viaggio verso le città desertiche sia lungo e faticoso. Le piste mal tracciate e non di rado cancellate dal vento e dalla sabbia.

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