Abbiamo visto “ Suite francese “ regia di Saul Dibb.

Suite francese è un buon romanzo incompiuto, scritto nel 1942 dalla scrittrice ucraina ebrea Irène Némirovsky.   Dopo aver scritto i primi due ‘ movimenti ‘ nella campagna francese è stata arrestata dalla gendarmeria e deportata ad Auschwitz dove è morta poco dopo di febbre tifoidea. Scrittrice affermata e criticata all’epoca, caduta un po’ nel dimenticatoio poi. Una sua figlia ha trovato in una valigia il manoscritto agli inizi di questo secolo e nel 2004 è stato pubblicato in Francia riscuotendo un successo internazionale. L’efficacia e la bellezza di questo romanzo è l’impostazione corale e quasi epica di ciò che succede ai francesi il giorno precedente dell’arrivo a Parigi dell’esercito nazista, alla loro fuga verso Vichy e al loro inesorabile destino.  Una storia in cui la scrittrice ci vuole dire che l’amore non è la felicità, ma solo l’ultimo rifugio della bellezza ( di cui la musica di Suite francese eseguita dal pianoforte è testimonianza e strumento ), in un mondo fatto di orrore e perdita della dignità. Nel romanzo si racconta di una famiglia borghese, la Famiglia Péricand, molto ricca, imparentata con altre famiglie altoborghesi di provincia, con un figlio già al fronte; dello scrittore Gabriel Corte, Accademico di Francia, e quindi tra i quaranta “immortali”, dagli atteggiamenti dannunziani, assai egocentrico e po’ vile, con relativa amante, Florence; la Famiglia Michaud, una coppia piccolo-borghese: Maurice e Jeanne che lavorano presso la Banca del signor Corbin, dovrebbero fuggire da Parigi con l’auto del loro datore di lavoro ma Corbin preferisce all’ultimo momento portare con sé l’amante e non loro; c’è Charlie Langelet, un sessantenne, vecchio scapolo la cui unica passione è collezionare porcellane, uomo molto snob che prova un generico disprezzo per il genere umano; e poi tanti altri microcosmi umani assai ben descritti in un dramma corale di un popolo tra coraggio e piccole vigliaccherie che cerca di salvarsi scappando da Parigi per raggiungere il sud sotto i bombardamenti nazisti. Ecco, se questo è il libro ( un buon libro ma un po’ sopravvalutato, forse perché viviamo in un’epoca di narratori modesti e insignificanti ), dimenticate quasi tutto !   Infatti dovrebbe essere almeno segnalato liberamente tratto. Il regista Saul Dibb ( La duchessa, 2008 ) ha scelto di raccontare invece una piccola storia, quella di una giovane donna sposata che vive in campagna con la terribile suocera mentre suo marito è al fronte; tratteggia il carattere della ragazza senza importanza, sottomessa e ingenua, del suo innamoramento per un ufficiale tedesco gentile che condivide con lei la passione della musica, poi verso la fine lei prende coscienza che i nazisti non sono come loro, sono dei criminali e quindi decide di compiere un gesto eroico. La scelta deludente e insignificante del regista è quella di collocare la storia in una narrazione romantica, fatta di sguardi languidi, sentimenti e passioni inaspettate e interiorizzate, che possono risultare mielose anche a signore anziane romantiche che vanno al cinema. Ma il difetto grosso di questo film è l’ingenuità dei protagonisti, la psicologia da baci perugina, la bontà d’animo che rasente dell’incredibile e la fastidiosa voce in off che ogni tanto puntualizza le scelte dei protagonisti e che non è altro che un passo del romanzo: facendo così appare l’attrito tra romanzo e film. Insomma, un’operazione commerciale furba e stolta che porta sullo schermo un film inutile sotto tutti i punti di vista. Cosa ci vuole raccontare la storia ? Di un animo semplice di una giovane donna senza qualità ? Che l’amore può prescindere dall’orrore dei fatti che ci circondano ? Che a conti fatti la coscienza supera l’amore ? Oppure che davanti all’orrore anche i francesi si sono adattati a volte in modo indecoroso ? Oppure che il lato oscuro delle persone è ben visibile ? ( tematica che ha creato non pochi problemi alla scrittrice Némirovsky, accusata di antisemitismo e anticomunismo all’epoca ). Tutti argomenti raccontati con ben altro spessore in tanti altri film, da Malle a David Lean. tanto per citarne alcuni. In una storia in stile armony alla francese, se può contare qualcosa, possiamo aggiungere che il cast è ben assortito e gli attori sono bravi ( Michelle Williams, Matthias Schoenaerts e soprattutto Kristin Scott Thomas ) Anche se i due giovani protagonisti restano sempre troppo fedeli nei turbamenti e negli stupori.

La storia ? 1940, i primi mesi dell’occupazione tedesca della Francia. Nel paese di campagna di Bussy, la giovane Lucile aspetta con l’autoritaria suocera, la signora Angellier, notizie del marito prima in guerra e poi prigioniero. La guerra avanza ma l’unico interesse di madame Angellier è riscuotere gli affitti dai contadini e di procurarsi cibo, mentre Lucile trova sfogo solo nel suonare il piano. Un giorno il paese viene occupato dall’esercito tedesco, gli ufficiali prendono alloggio nelle case degli abitanti. Nella villa di madame Angellier viene fatto alloggiare l’ufficiale Bruno Von Falk. La giovane ben presto si incuriosisce all’ufficiale che ama suonare il piano la sera e così facendo rompe quel muro di silenzio nella casa e nel suo cuore. I due giovani vengono travolti dalla passione che però non riescono a soddisfare per alcuni casuali impedimenti mentre nel paesino avvengono retate, arresti e soprusi dai soldati tedeschi…

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