Proprio un bel tipo questo Pepe Mujica: il Presidente dell’Uruguay, con la sua aria paciosa di anziano agricoltore, ha la capacità di ridurre grandi e complicate questioni, all’essenzialità del buon senso. Lo ha fatto recentemente con la legalizzazione della mariujana, lo ha fatto ora accogliendo la richiesta che Barak Obama ha rivolto da tempo a tutte le nazioni del mondo di accogliere quelle povere vittime dell’isteria post 11 settembre di George Bush che sono i prigionieri della base di Guantánamo, attualmente 155 detenuti senza prove sufficienti, senza condanna eppure sottoposti a torture e mantenuti in un limbo giudiziario senza precedenti. Purtroppo l’esodo di quei poveri diavoli da Guantánamo avviene con il contagocce nonostante l’esistenza di un accordo con l’Unione Europea dal 2009 ma negli ultimi tempi Obama ha potuto “liberarsi” di due algerini, due sauditi e due sudanesi e adesso il Presidente Mujica  ha accettato di dare asilo a cinque detenuti e alle loro famiglie, se lo vorranno. La ragione di questo gesto fa onore al Presidente uruguayano che nella sua vita di militante e di combattente contro la dittatura, ha passato 15 anni in carcere, dunque sa molto bene cosa voglia dire veder passare i giorni, i mesi e gli anni in un carcere dove non vengono rispettati i diritti umani: “Sono stato in carcere un sacco di anni e sono stufo di parole”, ha dichiarato. E poi, tagliando corto su tutte le maldicenze e i retroscena che qualcuno ha voluto immaginare nel suo gesto, ha detto: “Non ci ricamate sopra, non c’è nessun accordo. E’ una richiesta su una faccenda di diritti umani. Ci sono 120 tizi che sono detenuti da 13 anni. Non hanno visto un giudice, non hanno visto un pubblico ministero e il presidente degli Stati Uniti vuole liberarsi di questo problema. Il Senato gli chiede centomila garanzie (per portarli negli Stati Uniti). Per questo ha chiesto a un sacco di paesi se potevano dare asilo a qualcuno di loro e io ho detto di si”.
Parla chiaro il vecchio Mujica!

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