Dans la main droite de Dieu. Psychanalyse du fanatisme, di Gérard Haddad, parla di quanto accade da qualche tempo a questa parte – sempre più di frequente – nel mondo moderno: il risorgere del fanatismo. Il libro si divide in due parti.

La prima parte del libro s’intitola “Le leggi del fanatismo” e descrive il fenomeno di massa: il fanatismo come soggetto collettivo. Oggi il turno è stato preso dai fanatici millenaristi, che non sono solo islamici. In altre epoche si è trattato di altre forme: pulizie etniche, purghe staliniste, stragi perpetrate nell’indifferenza e negate – come quella degli Armeni – fascismi – quello italiano è l’avanguardia – fino al nazismo, progetto eugenetico di sterminio di disabili e pazienti psichiatrici. Infine il progetto di produzione dello sterminio di massa degli ebrei, la Shoah.

Il progetto dei fanatici millenaristi contemporanei consiste nello sterminio di chiunque non concepisca la fede come un progetto di sterminio generalizzato, una sorta di circolarità dello sterminio. A prima vista, il fanatismo è una lotta fratricida totale: ebrei, cristiani, laici, islamici. Il suo teorema è la distruzione dell’umanità. In questa lotta contro gli infedeli, ci sarà sempre qualcuno più fedele che ucciderà l’altro, in un processo infinito: il fratricidio appunto.

Per questa ragione, sostiene Haddad: “Il fanatico isolato è un fenomeno psichiatrico, l’appartenenza a un gruppo gli permette di accedere a una dignità superiore, quella di avere un ruolo politico, ovvero di influire sulla storia”. Influire sulla storia, aggiungerei, fino alla fine della storia stessa. Nel libro si ricordano le distruzioni di opere d’arte, di monumenti, di civiltà, simboli dell’esistenza della storia. Il fanatismo è cancellazione della storia, un ricominciare daccapo, senza tradizioni, origini, radici, contesti. Per Haddad il fanatismo si presenta sotto quattro forme differenti: il nazionalismo, il razzismo, il totalitarismo e il fondamentalismo religioso. Consiste nell’idea di possedere la verità. In Lessing Dio si presenta chiedendo al saggio di scegliere tra la mano destra, che possiede la verità e la mano sinistra che possiede la ricerca della verità. Il saggio sceglie la mano sinistra perché sa che il possesso della verità è prerogativa di Dio. Sa che chiunque pretende di possederla commette sacrilegio, si sostituisce a Dio. Tuttavia, se il fanatico isolato è preda di un delirio, il fanatico come soggetto collettivo si compone di persone narcisiste, incapaci di amare gli altri.

 

La seconda parte del libro analizza la struttura psichica del fanatico quando agisce nel gruppo. Il fanatico isolato ci ricorda Lazlo Toth. Nel 1972, Toth cercò di distruggere a martellate la pietà di Michelangelo, sostenendo di essere Cristo risorto; fu ricoverato in psichiatria e poi estradato al paese da dove veniva, l’Australia. Questa follia non è più isolata, esiste oggi un soggetto collettivo che si prodiga a sostituirsi a Dio, a delirare dentro una simbolica fatta di costumi macabri – i vestiti neri del carnefice, arancio della vittima – di armi tecnologiche, di video, simili alle immagini pubblicitarie di fashion, in cui i corpi delle vittime vengono decapitati e straziati. Persone disposte a farsi saltare per aria pur di massacrare altre vite, altre persone. Quando il fenomeno non è isolato la psicopatologia si modifica. Se il fanatico isolato è un folle disperato – un paranoico che crea l’idea di essere Dio, Cristo, Maometto, Napoleone, Stalin o Mussolini – il fanatico come soggetto collettivo si manifesta in una patologia ben più grave e socialmente pericolosa, quella del narcisista. Perché più grave? Il paranoico è drammaticamente solo, il narcisista crea consenso, convince gli altri della verità del suo delirio.

Chi è il narcisista? È una figura chiave della modernità. Dotato di capacità carismatiche e di una particolare forma di intelligenza nel dominio delle masse, l’uomo – il fenomeno, anche statisticamente, è prevalentemente maschile – fa proseliti in due modi: attribuire ogni problema sociale a qualcuno di “esterno” – l’ebreo, l’infedele – e proporre una soluzione semplice, immediata: la forza, l’illegalità, lo sterminio. Caratteristica principale del narcisista è l’efficienza. In un’epoca in cui la burocrazia, con la sua neutralità, diventa fenomeno autoritario, che blocca ogni possibile iniziativa pubblica e privata, nel momento in cui si è di fronte a crisi di onestà, di solidarietà, di amore e giustizia, nascono nuove forme di narcisismo. Il narcisismo occidentale è dominato da grandi banchieri pubblici e privati, privi di scrupoli e fomentatori del libero mercato – fino a giustificare, come accadde ai neoliberisti à la Milton Friedman, la dittatura di Pinochet pur di rilanciare il “mercato”.

 

A ciò si oppone il narcisismo orientale, che, grazie al libero mercato promosso dai suoi avversari, acquista armi ad alta tecnologia per uccidere tutti, nessuno escluso. In entrambi i casi, vengono meno le ragioni del consenso, al consenso si sostituisce il terrore.

 

La descrizione del narcisista, secondo Haddad, ha a che fare con il mancato superamento dello stadio lacaniano dello specchio. Si tratterebbe di analizzare l’interfaccia tra la questione generale del fanatismo e la sua esperienza individuale. Lo stadio dello specchio rappresenta il noto “colpo di fulmine inaugurale”, la cui intensità è variabile, ma necessaria a chiunque per attraversare la vita. La fissazione a questo stadio può produrre la patologia narcisista. Personalmente, trovo questo tipo di spiegazione psicogenetica troppo generica.

Il narcisismo, non è, a mio avviso, un fenomeno psicogenetico. È un fenomeno ontologico che ha peculiarità culturali ben definite. Non esiste, come del resto lo stesso Haddad ammette, un solo narcisismo, né il narcisismo è avulso dall’espressione. Dove manca il contesto, dove mancano le radici culturali di un mondo, dove la storia e le storie vengono azzerate, dove lo sguardo della madre appare vuoto, incapace di orientamento, là, come sostiene Hamid Salmi (si veda il mio “Considerazioni psicoanalitiche sul fondamentalismo”), viene meno la lingua materna, il codice della tradizione. Il fanatismo è in primo luogo un fenomeno di violenza nei confronti delle proprie tradizioni, di attacco verso la propria lingua materna, un fenomeno di parricidio, solo successivamente di fratricidio, per eliminare i testimoni. Il fanatico, come un androide di Philip Dick, non ha memoria, recita il libro sacro come fosse un linguaggio di programmazione del computer; questa la sua peculiarità, la sua variazione d’intensità si mostra nella negazione delle sue stesse origini, per questa ragione il progetto del fanatico millenarista è rappresentato dall’idea della fine del mondo, che – da narcisista che si sostituisce a Dio – non può che avvenire per sua stessa mano. E il primo libro da bruciare è proprio il libro fondamentale, quello al quale si rifà, alla lettera, il suo stesso programma

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