Forse un fulmine ha, finalmente, colpito Nanni Moretti. Un’esplosione interna, uno stravolgimento dei sensi, che lo ha riportato, come in Ritorno al futuro di Zemeckis, indietro (o a spasso?) nel tempo. Chissà forse anche lui come il protagonista del film di Coppola ha imparato improvvisamente tante lingue, e il suo corpo/cinema, come in un effetto speciale, ha iniziato a ringiovanire…

Probabilmente, come Harrison Ford nella magnifica serie tv di Taylor Sheridan, si è solo guardato allo specchio. E ha visto il volto di un uomo anziano, così anziano da considerare un viaggio nel passato qualcosa da fare negli anni ‘50 (ancora, come nel film di Zemeckis, che però è del 1985), mentre oggi, nell’immaginario contemporaneo, il passato…sono gli Anni ’80!

Ed infatti, questo surreale, incredibile, insopportabile e ammirevole Il sol dell’avvenire, è totalmente ripieno del cinema di Nanni Moretti degli Anni ’80. I suoi anni “migliori”, il decennio in cui ha realizzato più film (ben 4, contro una media di 2). Ecco Giovanni, il protagonista regista, contrariarsi per le scarpe sbagliate dell’attrice del suo film, come in Bianca, ma tutto il film è un continuo rimandare a Sogni d’oro, Palombella rossa, persino La cosa…).

Che cos’è allora questo melting pot dell’immaginario morettiano, che arriva in questo 2023?

Non lo sappiamo bene, siamo confusi, come il protagonista (e il regista?) di questo film. Forse è quello che ad un certo punto sostiene la coproduttrice coreana: “è un film sulla fine di tutto quanto”?

Oppure….

Il sol dell'avvenire, Mathieu Amalric e Nanni Moretti

Dentro le trame narrative di un cinema che ci aspettiamo (le canzoni in macchina, le coreografie da musical in strada, lo sguardo a tratti “folle” del protagonista) questo film sembra voler tracciare delle coordinate diverse, sembra voler lanciare dei segnali differenti. A cosa serve, altrimenti, la figura davvero surreale e “fuori di testa” di Mathieu Almatric nel film? Chi è cosa fa perché è lì e perché a un certo punto, sparisce? Dentro un contenitore inevitabilmente “impazzito”, il film di Moretti appare come imbrigliato. Imbrigliato da un passato pesante (la Guerra Fredda, Il Comunismo, la rivolta ungherese del ’56), da un presente confuso (il rapporto con la moglie che è in crisi, le nuove generazioni di registi, le nuove pratiche distributive e “concettuali” delle piattaforme streaming), e da un futuro che, quasi inevitabilmente, può essere solo un sogno.

Eccolo dunque, questo “magnifico settantenne” che, mentre si guarda invecchiare allo specchio (e il film Un uomo a nudo “avrei dovuto farlo 40 anni fa, quando ero in forma!”), comincia a sognare un “meraviglioso passato”.

“Non è importante desiderare un meraviglioso futuro. E’ importante costruirsi, giorno per giorno, un buon passato” diceva Jerry Lewis in Bentornato, picchiatello! (Hardly Working – 1980). Il sol dell’avvenire è un magnifico film sull’invecchiare, sul tempo ormai andato, e sulla difficoltà ad adattarsi al mondo che cambia troppo in fretta (con un commovente sguardo sui ragazzi di oggi, al quale sembrerebbe voler elargire consigli impossibili). Ma allo stesso tempo è un film che vuole “rimettere le cose a posto” e se non si può farlo nel presente, almeno proviamoci nel…passato!

Nanni Moretti è tornato, e questo film sembra già un lungo pilot di una Serie Tv. Non fatevi ingannare dal finale, non è un addio. Una nuova stagione sta per arrivare…un’altra giovinezza!

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