“Bertolucci on Bertolucci” di Luca Guadagnino e Walter Fasano, ritratto del più celebre regista italiano attraverso un montaggio di un paio d’ore scelte e accostate da una visione di ben 300 ore di sue dichiarazioni in varie lingue e per varie televisioni in tutto il mondo e’ un vero e proprio evento per Venezia. In parte sottovalutato, dal momento che molti giornalisti non sono riusciti a vederlo e andava forse inserito in qualche proiezione più comoda e con maggior spolvero.

bertolucci

Perche’ quel che viene fuori da questo Bertolucci Talks e’ il ritratto non solo di un grande regista che fa cinema anche quando parla (“parlare e’ sempre meglio di niente” diceva Gustavo Dahl, teorico del Cinema Novo), ma e’ anche il ritratto di una generazione cresciuta con lui e con le nouvelle vagues degli anni 60 e 70 e che attorno a quel linguaggio ha costruito il proprio.

novecento bertolucci Novecento  

Attentamente Guadagnino punta tutto su Bertolucci che non parla dei suoi film, ma di se stesso e del cinema e delle sue origini e della sua cultura. E ne parla in anni diversi e in lingue diverse, ma mantenendo sempre costante e sopra a tutto il gioco ironico e amorevole sulla messa in scena della propria infinita vanita’ e sulla vanita’ del cinema. E’ lui la star, non i suoi film, il suo linguaggio, la sua cultura fatta di citazioni di Renoir e di ricordi familiari.

Storie e storie che abbiamo sentito mille volte dagli anni 60, il suo incontro con Pasolini, la loro scoperta verginale del fare cinema, ma che trovano nel montaggio che alterna lingue e anni di Bertolucci quasi un nuovo senso. Una specie di remix di un mondo che era fatto di esaltazione e passione, desiderio e ricerca. Un mondo che era il nostro e che ci appare oggi come un Eden lontano assolutamente da recuperare e far tornare a vivere.

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Non si tratta della moda mortuaria e gerontofila di Venezia, del suo eterno sguardo al glorioso passato, della sua cinefilia muffita, delle sue Ville Arzille coi critici e i registi vecchissimi e male in arnese, ma di un lampo di intelligenza e di sapere parlare di cinema che non appartiene più a nessun regista italiano. Per quale ragione dovremmo sentirli parlare. E di cosa dovrebbero parlare ?

 

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