Abbiamo visto “ Il traditore tipo “ regia di Susanna White.

Con Ewan McGregor, Stellan Skarsgård, Damian Lewis, Naomie Harris, Jeremy Northam. Thriller, durata 107 min. – Gran Bretagna 2015. – Videa – CDE uscita giovedì 5 maggio 2016.

John Le Carrè, come molti sanno, tra la fine degli Anni Cinquanta e gli inizi dei Sessanta è stato un agente segreto dell’M16, poi ha iniziato a scrivere romanzi di spionaggio e spy thriller che nel tempo lo hanno reso una delle stelle indiscusse del genere, anche perchè autori come Somerset Maugham e Graham Green non c’erano più. Quindi il cinema ha preso a mani basse dai suoi romanzi e solo negli ultimi anni abbiamo visto film come Il sarto di Panama, con Goffrey Rush, La talpa con Gary Oldman e Colin Firth, La Spia con Philip Seymour Hoffman, dai risultati altalenanti che hanno mostrato la maestria di Le Carrè nell’imbastire storie ma nell’essere un po’ sfilacciato nel raccontare psicologie. Quest’ultimo suo romanzo, Il nostro traditore tipo ha ricevuto giudizi molto positivi dalla critica, ma la storia portata sullo schermo a noi è sembrata confermare pregi e difetti di questo autore, se aggiungiamo che la regia è stata affidata a Susanna White, director cinquantenne prevalentemente televisiva e con un solo film all’attivo per il cinema Tata Matilda e il grande botto, un sequel di estrema semplicità, old-fashioned e un po’ stucchevole, ecco che i nodi vengono tutti al pettine. La White ha confezionato un’operina algida, a volte senza climax e nei momenti cruciali senza pathos e tensione, realizzando un compitino insignificante e noioso, eppure ha avuto come sceneggiatore il bravo Hossein Amini ( Jude, Drive ) e si è servita di due ottimi attori come il sempre bravo e multiforme ( Stellan Skarsgard – Melancholia, Nymphomaniac, In ordine di sparizione ) che però in questo film gigioneggia un po’ troppo e Ewan McGregor che all’opposto è privo di alcuna esteriorizzazione e per troppa sottrazione recitativa si è opacizzato in un insignificante professore di poetica.

Probabilmente la White si è trovata a maneggiare un’opera minore di Le Carré, in cui tutti gli archetipi narrativi sono stati visti e rivisti e in cui il sapore del plot risulta a volte poco plausibile e i cui valori, onestà contro corruzione, lealtà contro tradimento, generosità contro opportunismi, agenti segreti onesti contro quelli corrotti, mafiosi cattivi e mafiosi buoni, fanno un po’ cascare le braccia per l’ovvietà e la mancanza di senso ‘politico’ della storia. Da aggiungere che la regista è stata troppo intenta nell’eseguire correttamente le scene che non ha aggiunto nulla di nuovo e di sguardo femminile, oltre a privarlo di vera action e sorpresa.

La storia inizia a mezza strada tra un film alla 007 e gli epigoni del grande Hitchcock, un ballerino del Bolshoi di Mosca che strappa l’applauso del pubblico, per poi passare a una festa elegante e quindi all’omicidio sulla neve di una famiglia che vi ha partecipato. Per poi passare al caldo del Marocco dove una coppia inglese in crisi, Perry e Gail, – lui professore universitario di poetica ( McGregor ), lei avvocato penalista di colore ( Naomie Harris ) – sta trascorrendo una vacanza per cercare di rimediare al tradimento di lui. Ma sembra che non vada proprio bene tra loro, lei rientra in camera mentre lui se ne resta da solo in un locale a bere, ma entra nella vita del professore l’uomo d’affari russo, Dima ( Skarsgard ), si avvicina, lo invita al suo tavolo a bere un bicchiere di vino preziosissimo e accetta l’invito ad una festa lussuosissima e patinata. Per lo scialbo professorino scatta una simpatia immediata verso il banchiere, nonostante l’altro gli dichiari che ricicla soldi per la mafia russa che si sta spostando in Gran Bretagna. Il professore accetta di consegnare delle informazioni segrete all’MI6, una volta tornato a Londra. Lui crede che sia tutto finito ma naturalmente è solo l’inizio e vedrà coinvolta anche la moglie, nonostante lei sembri lucida e dura si lascia trascinare senza opporsi neppure minimamente. Un coinvolgimento sempre più pericoloso che li vedrà spostarsi a Parigi, poi in Svizzera e quindi sulle Alpi francesi. Tutto per mettere in salvo il russo e la sua famiglia che rischiano di essere eliminati dalla mafia…

Sinceramente ci è piaciuta ancora meno la scena finale con l’inquadratura che riprende Perry, uomo solitario, che procede contro corrente sul ponte di Londra.

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