Abbiamo visto “ Ritorno in Borgogna “ regia di Cédric Klapisch.

con Pio Marmaï, Ana Girardot, François Civil. Titolo originale: Ce qui nous lie. Genere: commedia drammatica – Francia, 2017. Durata 113 minuti. Uscita giovedì 19 ottobre 2017. Distribuito d Officine Ubu.

Tra gli splendidi vigneti della Borgogna l’affetto e le difficoltà di tre fratelli. Un ritratto dal tono a volte documentaristico del bravo regista Cédric Klapisch.

In Ritorno in Borgogna, Jean ( Pio Marmaï ) è un uomo scappato dalla famiglia dieci anni prima, un po’ per fare il giro del mondo e un po’ per fuggire da un padre che lui giudicava autoritario e a volte ingiusto. Per tutti questi anni, praticamente non ha dato sue notizie e non è tornato nemmeno quando è morta la madre. Vive in Australia da qualche anno, ha una compagna e un figlio di quasi cinque anni e lì fa il viticoltore come tutta la sua famiglia in Francia. Torna adesso a casa, nel grande vigneto a Meursault in Borgogna, perché suo padre è in fin di vita, sin da subito ritrova l’affetto della sorella Juliette e del giovane fratello Jéreémie, sposato e con un figlio appena nato.  Non passa un giorno che il padre muore, proprio poco prima dell’inizio della vendemmia, e i tre fratelli devono anche affrontare le onerose spese di successione della proprietà che non sanno come affrontare. Jean è venuto per rivedere il padre un’ultima volta, ma anche per allontanarsi dalla moglie che gli ha chiesto del tempo per riflettere, e si ritrova, senza che lo avesse previsto, immerso nei ricordi del passato, nel bisogno di ricostruire in qualche modo la frattura che ha avuto con la figura del padre e indirettamente con i fratelli, ma anche ritrova l’amore per quelle vigne e per quella terra che lo ha visto in fondo felice da bambino.

 

Famiglia, vino e tradizione, per rendere protagonisti valori quasi scomparsi nel Cinema di oggi.

Cédric Klapisch ( autore di film di successo come Aria di famiglia– 1996, L’appartamento, spagnolo – 2002, Bambole russe – 2005 ) realizza un film sulla famiglia ma soprattutto sulla natura e la personalità del vino; una storia a lungo ponderata e si vede in tutte quelle parti in cui il film sfiora la vena documentaristica. Autore tipicamente francese, accurato nei dialoghi, attento alle psicologie dei personaggi, originale e delicato in alcuni passaggi che lo rendono più autore che puro regista, e in questo caso anche coadiuvato da un direttore della fotografia ( Alexis Kavyrchine ) quasi coautore della cifra stilistica del film. Anche in questo caso riesce a coniugare nel film un taglio popolare con l’accuratezza e l’intelligenza, mette in luce il lato poetico senza dimenticare l’ironia e il sorriso che ne consegue ( bella la scena quando i tre fratelli assaggiano un sorso da due bottiglie di vino, una fatta del nonno e una dal padre, e dal sapore riescono a capire il carattere dei due uomini ). Tuttavia, forse la lunga gestazione del film ( l’idea iniziale è del 2010, la realizzazione è durata quasi un anno per seguire le varie stagioni estate/autunno/inverno/primavera/estate ) rendono il film un po’ lento internamente, così attento a dettagli pur belli ma non sempre necessari per il ritmo del film. Cédric Klapisch ha dichiarato in conferenza stampa “ Avevo voglia di realizzare un film sul vino sin dal 2010. Quell’anno, ho contattato alcuni produttori di vino che conoscevo e ho chiesto loro di farmi assistere alla raccolta dell’uva. Senza sapere perché, ritenevo ci fosse qualcosa di molto interessante e ho chiesto a Jean-Marc Roulot di venire a scattare delle fotografie. Accorgendomi di come con il passare dei giorni cambiasse anche il paesaggio, mi sono messo alla ricerca in Borgogna di un albero che potesse testimoniare il mutare delle stagioni. L’incontro con il fotografo Michel Baudoin è venuto in mio soccorso: è stato lui che mi ha mostrato due ciliegi tra i vigneti e che, per gioco, ogni due settimane li ha fotografi, registrando ogni volta un filmato di un minuto. Nel 2011, sono ritornato negli stessi luoghi ma mi sono accorto come tutto fosse grigio a causa della pioggia e come l’uva fosse meno bella dell’anno precedente… Il vino per me è legato alla figura di mio padre. Quando a 17-18 anni ho cominciato a bere, è stato lui a farmi assaggiare il “suo” vino: beveva esclusivamente Borgogna. Per un breve periodo di tempo, con le mie sorelle ci siamo anche dedicati alle degustazioni di vino nelle cantine: è stato una sorta di rituale che ripetevamo ogni due anni.

 

Un cast in stato di grazia supportato da un regista importante e da un cast tecnico di ottimo livello.

Pio Marmaï ( segnalatosi sin dai primi film, Le premier jour du reste de ta vie, Piccole crepe, grossi guai e La délicatesse ), è tra i migliori attori giovani del cinema francese per il suo stile naturalistico, contenuto, per sottrazione. La sorella Juliette è Ana Girardot ( vista in Italia nel film di Andrea Di Stefano, Escobar: Paradiso perso con Benicio del Toro ) è una convincente anche se un po’ algida giovane donna su cui è caduta tutta la responsabilità della preparazione dei vini ed è quella più legata al padre. Simpatico e bravo il più giovane dei fratelli, Jérémie, François Civil ( Nel 2013 ha vinto il Premio Rendez-vous al Cabourg Film Festival per il film Macadam Baby di Patrick Bossard ) in un ruolo divertente ma allo stesso tempo scanzonato e insicuro. Da segnalare anche i due suoceri di Jérémie che fanno da contraltare ai drammi familiari dei tre fratelli, Jean-Marie Winling e Florence Pernel.

La ottima sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Cédric Klapisch con Santiago Amigorena e da Jean-Marc Roulot. Le scenografie sono di Marie Cheminal, il montaggio di Anne-Sophie Bion e le musiche di Loïc Dury

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