Abbiamo visto “ Calvario “ regia di John Michael McDonagh.

Il Calvario sembra il destino dello sfortunato padre James, un uomo ormai sessantenne che è stato sposato, è stato un alcolista, ha una figlia delicata e autodistruttiva che vive a Dublino, e, dopo la morte della moglie, ha avuto la vocazione ed è diventato prima prete e poi parroco di questo piccolo paese solitario di un Irlanda poco cristiana e molto rancorosa se non vigliacca. E’ un prete senza vocazione ? Sicuramente no, ma gli resta dentro quel coraggio e quella rabbia che non sono la prospettiva giusta per trasformarsi in un prelato di provincia, sottomesso, ipocrita e fintamente commiserevole, un po’ personaggio alla Ken Loach un po’ Fra Cristoforo. D’altronde è finito in un luogo in cui Cristo non si è fermato nemmeno per sbaglio e i concittadini sono quasi la feccia umana ( il lato più manicheo del film, tutti uguali, tutti pessimi ). In questo paesino, dimenticato dagli uomini e dai santi, vive un ricco aristocratico broker disonesto che è venuto a ripararsi dopo chissà quali nefandezze professionali, vive da solo dopo essere stato lasciato dalla moglie e dai figli, beve molto, piscia sui quadri nel suo castelletto e sarebbe sul punto di scoppiare se non fosse un cinico, c’è un uomo che viene tradito sistematicamente dalla moglie e sembra quasi gioire di tale umiliazione, c’è la moglie che non si cura nemmeno di nascondere le varie relazione tantomeno quella con un immigrato nero, antipatico, ostile e sempre pronto a buttarla sul razzismo, c’è il proprietario del pub che detesta il prete e in fondo i suoi clienti, c’è un giovane che non riesce a conoscere una donna e dopo aver sperimentato tutto il porno possibile su internet vorrebbe entrare nell’esercito per usare la sua libido con le armi e uccidere i nemici, c’è il capo della polizia locale omosessuale che ha una relazione con un giovane prostituto gay che sculetta un po’ dappertutto, c’è un vecchio scrittore che cerca una pistola per suicidarsi, c’è un chirurgo che spegne sigarette sugli organi che dovrebbe analizzare e fa battute ciniche su pazienti che stanno morendo o sono appena morti, c’è un altro prete che sprizza ipocrisia e stupidità da tutti i pori. Insomma una sequela di cinici, scristianizzati irlandesi che sarebbe meglio non incontrare, anche perché potrebbero volerti uccidere solo perché sei una brava persona o sgozzare un dolce cane tanto per fare qualcosa o bruciare una chiesa per frustrazione. Il calvario di padre James è questo, quello di vivere in un luogo del genere con gente del genere e se non avesse una vocazione certamente potrebbe prendere la sua auto e partire oppure l’aereo e volare via, pensieri che fa ma che non realizza andando incontro al suo calvario definitivo. Bei luoghi quelli irlandesi, freddi e solitari al punto giusto, come feccia umana sono i suoi cittadini rispettabili e inquietanti, ma qui non siamo dalle parti del grande cinema di Haneke o quello di Von Trier tantomeno rientra in quella serie di film irlandesi che raccontano senza misericordia l’orrore all’interno della Chiesa come Magdalene. Calvario si fa notare per l’analisi introspettiva del padre ( Brendan Gleeson ), per un ritmo da thriller e per la cornice alla Lean.

Il film dichiara immediatamente il suo sviluppo, nel modo più semplice e diretto. Una domenica mattina, Padre James Lavellel, seduto nel suo confessionale, ascolta l’ennesimo penitente – che forse riconosce –, il peccatore gli annuncia che lo ucciderà la domenica successiva e gli da’ un appuntamento sulla spiaggia: lo farà per vendicare le violenze sessuali che ha subito da bambino da un altro prete oramai morto.  Padre James resta stupito di questa minaccia ma come un novello Giobbe sopporta questa attesa ma soprattutto le cattiverie e i rancori che si annidano nelle vite dei paesani. L’unica nota dolente del film e che la maggior parte degli abitanti ha un cinismo fuori dal comune, risultano di una profonda distruttività e volgarità umana, delle bestie feroci, che maltrattano fino all’eccesso il povero padre che si difende solo con la pazienza o con dei gesti bruschi. Il regista McDonagh sembra però accanirsi anche contro la Chiesa che risulta piena di pedofili, di complici e di affaristi a buon mercato.

Una buona regia con una bella fotografia e ottimi scenari solitari. La trama è accurata ma anche semplice, manichea e bizzarra, in alcuni momenti risaltano delle battute di matrice teatrale e forse troppo caustiche perché indirizzate sempre in un solo versante. Da segnalare il bravissimo Brendan Gleeson visto in tanti film da Michael Collins a Gangs of New York , da Ritorno a Cold Mountain a Harry Potter.

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