Proprio l’altro giorno mi capita tra le mani un piccolo ma denso libriccino che racchiude in punti affilati la teoria della visione del mondo di Aleksandr Dugin. Oggi scopro dell’attentato alla sua persona e dell’omicidio della figlia. Il libretto si intitola Il sole di mezzanotte, Aurora del Soggetto Radicale, stampato da AGA Editrice nel 2019. Si legge pressoché in un’ora, piccole perle di lava che scottano agli occhi. Il “Corriere della Sera” definisce Dugin, nei suoi titoloni da questuante, “l’ideologo di Putin”: Dugin prima di tutto è un uomo, nello specifico è un uomo della Tradizione, conoscitore dell’opera di Guénon e di Evola, tanto è che per la sua casa editrice ha fatto ristampare tutte le loro opere, non per ultimo è professore universitario. Ideologo (di Putin) quindi mi sembra una riduzione. Ma parliamo del libro.

Questo libretto si occupa di condensare i punti salienti di Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale di Aleksandr Dugin. Questa sua visione del mondo è articolata in “epoche” che si susseguono, sempre più sprofondanti in una spersonalizzazione totale dell’uomo, verso un baratro senza fine e senza Dio. Secondo Dugin a questo mondo moderno succederà (sta già succedendo) un mondo post-moderno in cui ogni elemento sacrale, ogni ricordo della Tradizione sarà spazzato via; un mondo dove ogni caratteristica umana sarà gettata nell’oblio, demonizzata. Un mondo postmoderno che è solo una lunga e terrificante scivolata nell’inferno degli inferni. Nella prefazione si legge che questo “agile breviario” è destinato a chi rimane in piedi tra le rovine, di oggi e di domani.

Il libro inizia descrivendo il concetto de Il Sole di Mezzanotte, un soggetto ossimorico, da far storcere subito il naso; che paradosso pensare al sole durante la notte. Eppure di questo se ne parla persino nella tradizione norrena, per esempio se prendiamo in esame la runa Dagaz, che significa Dagr ovvero “giorno”; un simbolo che si fa ponte invisibile tra luce e ombra, un giorno che dura ventiquattro ore, un sole che resiste anche di notte nel punto esatto di rottura tra un’era e quella successiva, nascente. Il Sole di Mezzanotte di cui parla Dugin è l’equivalente della formula alchemica “nigrum nigrius nigro”, “nero più nero del nero”; questo sole a mezzanotte non è assente, ma è buio più buio della notte. È un sole che resiste, nascosto. Ma questo sole non possiamo cercarlo, non esiste nessun aggeggio elettronico, nessun telescopio da comprare che possa mostrarcelo. È un sole talmente profondo da risultare quasi invisibile, eppure è fondamenta della essenza di ogni cosa.

E qui veniamo al Soggetto Radicale. Esso è un soggetto che contiene dentro di sé il Sole di Mezzanotte, inconsapevole se lo porta appresso, nascosto tra le fondamenta e ancora oltre, nel luogo dove persino le fondamenta dell’esistenza crepano, “nell’abisso più abissale, di cui parla Heidegger”. Dalla modernità dove ora sostiamo, intrisa di liberismo e liberalismo, dove il soggetto è vuoto e spinto sempre di più a individualizzarsi – ma verso una individualizzazione che non è espressione di sostanza –, non c’è il succo dell’uomo, la sua essenza, rimane solo la razionalità; una soggettività senza sacro, chiusa completamente in se stessa, mancante del contatto col prossimo, mancante di quella meravigliosa conseguenza che è il contaminarsi. A questa deriva della soggettività senza essenza seguirà – secondo Dugin – un uomo post moderno che al posto di essere individuo, e cioè unico e indiviso perché contenente la sua essenza sacra, il logos divino al suo interno, sarà invece

“soppiantato da dividui, cyborg ed entità post umane. Al posto della realtà c’è la virtualità; al posto dell’intelligenza, l’Intelligenza Artificiale”.

Se il soggetto non è più capace di conservare quella scintilla divina che lo riconnette al divino superiore, diventa dividuo, ovvero diviso.

Quello che a questo punto può accadere è che un soggetto, per motivi casuali, non esistendo più alcuna tradizione o rapporto col sacro, mancando di ogni “istruzione”, semplicemente guardi al proprio interno e senta qualcosa di vivo, che nella notte più oscura brilla ancora: il Sole di Mezzanotte. Dugin parla di una perdita totale di identità dell’uomo, ecco perché questo soggetto – che lui chiama Soggetto Radicale – è l’unica salvezza, sarà un fiore spuntato tra le steppe gelide, che cerca con tutta la forza dello stelo la luce.

“Il Soggetto Radicale nasce nel punto più estremo e polare del ciclo cosmico. Esso appare quando è ormai troppo tardi e tutto il resto è scomparso. Non emerge perché pianificato, ma viene risvegliato dalla volontà post – sacrale, che non coincide col sacro, ma nemmeno con il nulla”.

Se siamo quindi in un mondo post moderno, dove ogni contatto col sacro viene smantellato, nemmeno le ceneri sono più visibili, come fa allora a esistere una volontà post – sacrale? Dugin ce lo spiega subito:

“La volontà post-sacrale non è generata dalla Tradizione, né ammessa dalle religioni; essa viene emanata dal Soggetto Radicale, a cui fa ritorno: esige un risveglio immediato e incondizionato.”

In parole povere, quando tutto sarà perduto e saremo gettati in un inferno di dividui, qualche essere nel proprio intimo comincerà, senza preavviso e senza alcuna motivazione, a sentirsi individuo, unico e indivisibile, non più diviso. Sarà quel Sole di Mezzanotte, più nero del nero, che si nasconde nel nulla della tenebra a pulsare, a richiamare una volontà post-sacrale. Qualcosa verrà riconosciuto, qualcosa verrà salvato. Questo è possibile solo grazie a un atto di volontà pura e reiterata, piccoli atti di volontà verso il sacro, senza sapere che si chiama sacro. Dugin intravede in questo Soggetto Radicale la sola possibilità di rinascita. Nella nostra epoca moderna, i soggetti radicali si nascondono in mendicanti, rivoluzionari, artisti; esistono e sono ai margini della società, lottano perché ancora ricordano le tradizioni, hanno una piccola fiammella lontana accesa. Quando saremo nella post modernità, il Soggetto Radicale brancolerà nel buio, come un gatto a cui sono stati tolti gli occhi e gli altri sensi.

Prima ho definito Dugin un uomo della Tradizione; la Tradizione è intensa come visione tradizionale, ovvero legata alla visione spirituale di tutte le più grandi civiltà secondo cui l’uomo sta andando verso l’abisso, e non verso l’ascesa, come la visione vigente, progressista vorrebbe farci credere. Gli uomini della Tradizione sono quelli che ricercano il sacro nelle antiche culture, non nella soggettività estrema e isolante; sono aperti al divino che ancora interagisce nel nostro mondo. Ma quando l’Uovo del mondo, per dirla alla Guénon, si chiuderà ecco che saremo nel mondo post-moderno, ogni contatto col sacro sarà impossibile, la sola apertura che avremo sarà verso il basso, verso l’inferno.

Allora in quel momento di oscurità, in una parte totalmente senza significato del globo, nascerà il Soggetto Radicale.

“Il Soggetto Radicale è una fiamma che brucia sia quando il fuoco è acceso, sia quando è spento. Nemmeno dove la fiamma è estinta egli cessa di ardere”.

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