Abbiamo visto La Talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy) regia di Thomas Alfredson.
La storia è tratta dalla celebre trilogia spionistica di John Le Carré pubblicata nel 1974, adesso per la prima volta è portata sugli schermi, dopo la fortunata serie tv del 1979 con il grandissimo Sir Alec Guinness, dal regista svedese Thomas Alfredson (dai trascorsi televisivi e con un solo film alle spalle Lasciami entrare).
Alfredson realizza un film dalla fattura d’altri

tempi, dove l’azione è minima, i colpi di scena sono lenti e ponderati e c’è tutta l’atmosfera British Anni Settanta. Con un cast notevole e in parte sprecato (ruoli secondari per grandi attori come Colin Firth e John Hurt, tra gli altri), dalla composizione molto raffinata e accurata sin nei minimi dettagli, con un’ottima fotografia del direttore Hoyte Van Hoytema che mostra un eleganza nella costruzione dell’immagine fuori dal comune, con una colonna sonora che lascia il segno.

Allora è un bel film? Purtroppo no, sono 127 minuti algidi, con poco pathos; sembra quasi che sia una riduzione di sette puntate televisive e quindi con passaggi psicologici mancanti, con caratterizzazioni sfocate, con un tessuto narrativo dai molti spunti interrotti e senza veri colpi di scena, e non basta la battuta finale dell’agente inglese doppiogiochista che giustifica il suo tradimento con la frase “Tra la morale e l’estetica ho scelto l’estetica. L’Occidente è diventato troppo brutto…”.
Siamo nella Londra del 1973, e come in altre epoche, nei servizi segreti inglesi c’è il sospetto che ci sia una spia che favorisca i russi. Il capo dell’agenzia, Control, cerca di scoprirlo in segretezza ma è costretto alle dimissioni per l’insuccesso di una missione segreta in Ungheria che lui ha organizzato e in cui è stato bruciato un agente inglese e tutta la catena di spie del Paese. Con Control si dimette anche il suo braccio destro George Smiley (un ottimo Gary Oldman nel ruolo che fu di Guinness), un uomo grigio, un fedele servitore dello stato, solitario, solo apparentemente timoroso e forse sconfitto emotivamente. Ma un giorno viene convocato in segreto dal sottosegretario degli Interni e riassunto: deve scoprire l’identità della talpa filosovietica all’interno del piccolo gruppo di agenti del Circus: quattro uomini che Control prima di morire aveva soprannominato lo Stagnaio, il Sarto, il Soldato e il Povero. Smiley con l’aiuto di due agenti segreti di secondo piano e prendendo informazioni oltre che a Londra a Parigi e Istanbul riesce a sbrogliare la complicata matassa.
E’ da segnalare l’interpretazione che qualcuno ha definito “immensa” di Gary Oldman, grande quasi quanto quella di Sir Guinness ma con una scelta interpretativa più in sottotono, più indecifrabile del collega inglese. Ma ottimi sono tutti gli attori anche quelli che hanno un ruolo secondario e marginale.
Peccato per il film, visivamente bello e accurato, ma poco riuscito nella spy story.

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