Siamo in un night-club di Ankara, nella Turchia dei primi anni trenta. Nel locale ha appena iniziato a lavorare una affascinante ballerina di origine ungherese, non ancora maggiorenne, di nome Nouchi. L’attenzione della ragazza viene attirata da Bernard de Jonsac, un cliente francese di circa trent’anni, con un monocolo che lo circonfonde di un’aura vagamente aristocratica.

Con questo incontro, che si rivelerà fatale, inizia il romanzo di Georges Simenon I clienti di Avrenos, efficacemente ritradotto, presso Adelphi, da Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio (pp. 157, euro 17). Simenon pubblicò il libro nel 1935, due anni dopo essersi recato in Turchia per la sua celebre intervista a Trockij. Come accade quasi sempre nello scrittore belga, i luoghi esotici sono descritti senza alcuna patina di esotismo. Del resto, nell’opera di Simenon, le dinamiche spietate delle relazioni umane si manifestano ovunque allo stesso modo, in Francia come negli angoli più remoti del mondo, e quindi anche in una città come Istanbul. Dove, all’indomani del loro incontro, Nouchi si offre di accompagnare Jonsac. Quest’ultimo collabora con l’Ambasciata francese come dragomanno, cioè interprete-factotum, all’occorrenza facendo anche da guida ai connazionali che si recano in Turchia. Una mansione del genere non gli garantisce certamente lauti guadagni e la distinzione esibita attraverso il suo modo di vestire ricercato e il monocolo è soltanto una maschera. Nouchi lo capisce subito, né Jonsac le nasconde le sue modeste condizioni economiche. Tuttavia tra loro si instaura da subito un legame singolare ma stabile che li porterà immediatamente a convivere, prima in una stanza d’albergo e poi in un bell’appartamento lasciato loro a disposizione da un conoscente.

La relazione tra i due è molto particolare perché Nouchi non si concede mai a Jonsac, benché lui smani di desiderio vedendola girare seminuda per casa. Nonostante la sua passione frustrata, questi decide addirittura di sposarla per far sì che Nouchi non venga espulsa dal Paese. Nel frattempo la ragazza è riuscita a sedurre non solo gli uomini del giro di Jonsac, tutti più o meno spiantati e sfaccendati come lui, ma anche un politico influente come Amar pascià. Sarà lei la regina dei ricchi festini organizzati da questi personaggi in cui l’alcol scorre a fiumi, mentre l’hashish allenta i freni inibitori. Tutti, al pari di Jonsac, finiscono per innamorarsi di Nouchi, che incoraggia i loro corteggiamenti per poi negarsi sul più bello (sembrerebbe, anzi, che la ballerina sia ancora vergine).

Nouchi è senz’altro uno dei personaggi femminili più memorabili usciti dalla penna di Simenon, tant’è che, come ricorda il risvolto di copertina, Emmanuel Carrère definirà il romanzo «un capolavoro» e trarrà da esso la sceneggiatura di un telefilm. La stampa italiana, invece (in particolare “L’Espresso”), sull’onda della solita mania-Berlusconi, si è avventurata in spericolati parallelismi tra la ballerina ungherese e la più o meno coetanea ragazza marocchina che inguaiò il nostro ex Presidente del Consiglio. Se un accostamento del genere è sez’altro pretestuoso, non mancano certamente appigli per riconsiderare I clienti di Avrenos, e in particolare la protagonista, in chiave attualizzante.

La Turchia raccontata da Simenon stava attraversando una fase di crisi, in seguito agli sconvolgimenti politici seguiti alla Prima guerra mondiale. Se ogni crisi, in fondo, assomiglia un po’ alle altre (quando Jonsac le fa notare come la crisi abbia fortemente danneggiato i turchi, Nouchi ribatte: «Anche i rumeni, e i bulgari e noi…Non significa niente la crisi!…»), il modo in cui la ballerina ungherese reagisce a questa situazione ci sembra, per molti versi, familiare, visto  che per lei «è da idioti essere poveri», e occorre soltanto cercare di ottenere la maggior quantità di soldi possibile. L’ascesa di Nouchi sembra procedere senza impedimenti finché un’altra donna, Lelia, si intromette tra lei e Jonsac, sempre più inquieto e frustrato. Tutt’altro che gelosa, Nouchi incoraggia il rapporto tra i due, finché non accade all’improvviso un evento drammatico e inaspettato che rischia di rovinare la reputazione di Jonsac e, nel contempo, di infrangere la sicumera della stessa ballerina. Il destino dei due rimane sospeso fino alle ultime pagine, che concludono, non senza colpi di scena, il romanzo di un Simenon inconsueto, che sfugge agli schemi già collaudati del giallo e del noir.

Questo articolo è uscito, in forma leggermente rimaneggiata, su Europa.

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