Abbiamo visto “ Life “

Un film di Anton Corbijn. Con Robert Pattinson, Dane DeHaan, Joel Edgerton, Alessandra Mastronardi, Stella Schnabel. Biografico durata 111 min. – Canada, Germania, Australia 2015.

Il regista olandese Anton Corbijn ha una lunga e affermata carriera di fotografo ( molte foto in bianco e nero di personaggi del mondo dello spettacolo come Tom Waits, Nick Cave, Bruce Springsteen, Pavarotti sono sue, pubblicate su riviste come Vogue, Rolling Stone, Details, Harper’s Bazaar ), poi ha girato qualcosa come 60 videoclip di artisti come Depeche Mode, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Joni Mitchell, Front 242, Metallica, U2, Nick Cave. Dal 2007, a oltre cinquant’anni d’età, ha iniziato una seconda carriera parallela a Hollywood di regista, suoi sono Control ( 2007 ), Linear ( 2009 ) The American ( 2010 ), La spia ( 2014 – con il compianto Philip Seymour Hoffman ). Adesso ha realizzato Life in cui le intenzioni di racconto sono quelle di narrare l’attimo fuggente dell’immagine, come nasce una foto mitica. Senza dar molto peso del fatto che chi realizzerà la ‘ foto ‘ è niente meno che Dennis Stock, ( 1928 – 2010 ) uno dei maggiori fotografi della Magnum alle sue prime armi, che il protagonista della suddetta foto è un certo James Dean, e che tra gli altri protagonisti del momento magico ci sono la prima star italiana a Hollywood Annamaria Pierangeli, il potente produttore Jack Warner e personaggi mitici come registi del calibro di Nick Ray, Elia Kazan e attrici come Natalie Wood e via dicendo. Il nostro Anton Corbijn preferisce incentrare la storia sull’idea di un fotografo alle prese con il suo soggetto, il racconto di un fotografo che immortala qualcuno molto noto; e far comprendere che le fotografie non sono una sorta di rivelazione e che solo dopo ci si rende conto di quanto siano significative: vuole insomma fare un film che racconta un contesto all’interno del quale c’è stato quello scatto. E la foto è quella che ritrae Dean che passeggia in una grigia e piovosa Times Square a New York, con la sigaretta in bocca e il bavero del cappotto rialzato. Tutto il resto viene in secondo piano, dalla gavetta che fanno i due grandi personaggi, dall’amicizia tra Stock e Dean, al male di vivere dell’attore di Gioventù Bruciata, al mondo hollywoodiano degli anni cinquanta e tanto altro. In fondo Corbjin innesta la sua vita di fotografo su quella di Dennis Stock, quasi come fossero le due facce di una stessa medaglia: entrambi fotografano in bianco e nero, entrambi hanno fotografato divi e cantanti, entrambi hanno dovuto ‘ emigrare ‘, uno dall’Olanda all’Inghilterra e poi negli Stati Uniti, l’altro da New York a Los Angeles, entrambi vivono la conflittualità ( diciamo così ) tra il mondo del cinema che è un business mentre la fotografia invece non lo è.

Life in fondo risulta un piccolo film indipendente ( costo 15 milioni di dollari, con due attori Robert Pattinson già affermato ma alla ricerca di un ruolo autorale e Dane DeHaan, ancora agli inizi, con dei ruoli alle spalle secondari ma di produzioni importanti come Spider Man 2 e Come un tuono ). Un metafilm che sfugge alle classificazioni ma anche sfuggente, ‘ iconoclasta ‘ di una narrativa drammaturgica. Sfuggente in tutto, nel titolo, nella centralità del racconto, nella non-epicità, nella storia. A questo dobbiamo aggiungere che è un film algido, poco coinvolgente, in alcuni passaggi anche lento. Da sottolineare che pur bravo e somigliante Dane DeHaan è l’esatto opposto di James Dean, il mitico attore aveva un tratto sofferente che ricorda il Dean Moriarty di On the road e di una generazione di ribelli inconsapevoli mentre DeHaan sembra un ragazzotto di campagna nevrotico e bonaccione che non sa cosa vuole dalla vita ( la sua storia d’amore con la Pietrangeli è raccontata senza racconto ); da segnalare invece la fresca e splendente Alessandra Mastronardi nel ruolo di Annamaria Pierangeli.

Siamo nella primavera del 1955, un giovane e talentuoso fotografo Dennis Stock, lavora a Los Angeles per l’agenzia Magnum, ma è costretto a fotografare attori sui set di Hollywood mentre lui vorrebbe vivere a New York ( anche perché ha un figlio piccolo che non vede mai e un’ex moglie che gli rinfaccia l’assenza ) e fotografare ben altro per raggiungere una qualità professionale tale da fare una mostra che lo possa rendere conosciuto. Si sobbarca con lavori per lui frustranti, vive in una città che detesta, ed è un solitario malinconico che sopravvive in una modesta casa. Una sera quasi casualmente è invitato al party di Nicholas Ray, anche qui si sente un pesce fuor d’acqua ma al bar incontra un altro solitario e a disagio, James Dean, ha appena terminato di girare La valle dell’Eden ed è in attesa di sapere se girerà Gioventù bruciata ( anche se la susseguenza dei due film è inversa ). L’atteggiamento triste e solitario dl giovane attore, ancora non un mito, colpisce Dennis che vorrebbe realizzare un servizio fotografico su di lui ma Dean è evasivo, rinvia, non si fa trovare. Ma a furia d’insistere – lo raggiungerà a sue spese a New York, lo aspetterà sotto casa per giorni – Dennis riesce a diventarne quasi amico e quando Dean vuole scappare da Hollywood e dal produttore Jack Warner intraprende con lui un viaggio in Indiana, dove il giovane attore è vissuto, raggiungono la fattoria dello zio Marcus e i luoghi semplici e provinciali in cui Jimmy è nato. James lì ritrova serenità e pace e Dennis può fotografarlo in momenti familiari col nipote o mentre legge un libro.   Ma incombe la premiere de La valle dell’Eden e Jimmy deve rientrare a Hollywood e con Dennis si separano.  Compariranno le foto di Stock su Life giusto due giorni prima del debutto del film di Dean ed entrambi inizieranno a entrare nella storia… pochi mesi dopo Dean andrà a sbattere con la sua Porsche 550 e morendo rafforzerà il suo mito per l’eternità.

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