Abbiamo visto Per amor vostro

Un film di Giuseppe M. Gaudino. Con Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra, Edoardo Crò.   Drammatico, durata 110 min. – Italia 2015. – Officine Ubu uscita giovedì 17 settembre 2015.

Anna che viene abbandonata da bambina dai genitori presso un convento di suore, Anna che finisce per quattro anni in riformatorio per non far andare in carcere suo fratello maggiorenne, Anna che sopporta un marito camorrista e manesco per il bene dei tre figli, Anna che per molti anni ama per necessita, ha rinunciato a se stessa ed ha chiuso gli occhi alla vita, Anna che cerca da donna adulta un riscatto personale e professionale, Anna che viene raggirata da un attore di soap peggio di Cabiria nel film di Fellini, Anna che non c’è la fa più ma è miracolata. Anna in mezzo al guado tra Bene e Male. Anna fragile e determinata, depressa ma anche gioiosa e resistente. Anna che ama le musiche del Quartetto Cetra degli Anni Sessanta ( non è troppo giovane ? ). Anna ! Anna che sembra Napoli, parafrasando Pino Daniele, Anna è mille culure, Anna è mille paure, è nu sole amaro, è addore e mare, è na carta sporca e nisciuno se ne importa… Perché una recensione la iniziamo così, con Anna ? Perché il film è Anna. Per il resto, di importante o nuovo, c’è poco, quasi niente. Quello che si vede lo ha già meglio raccontato ( Napoli e il dolore delle femmine ) il primo Martone o Antonio Capuano, tanto per citarne qualcuno. Dispiace dirlo, ma Giuseppe Gaudino ( autore indipendente, napoletano, sessantenne, con alle spalle vari cortometraggi e mediometraggi con sua moglie Isa Sandri e autore di un film bello ma poco visto come Giro di lune tra terra e mare, 1997 ) realizza un film che cerca di raccontare in chiave neorealista, ma anche con visioni oniriche, una donna ( una strepitosa, in stato di grazia, Valeria Golino ), mettendola così al centro della storia che tutto il resto sembra quasi ininfluente ( Non c’era riuscita nemmeno Anna Magnani con Rossellini né tantomeno con Visconti ). Si potrebbe azzardare che Gaudino cerca di coniugare nella Napoli in bianco e nero una specie di realismo magico, la parte realista è certamente la più convincente anche se non aggiunge niente di nuovo cinematograficamente al pianeta Napoli mentre la parte ‘ magica ‘ è un po’ troppo naif e criptica ( le nuvole nere all’orizzonte – anche quando sembra che stia arrivando l’amore – il mare che si gonfia per anticipare una eventuale sciagura, la visione dell’inferno dantesco con la citazione ripetuta per me si va per la città dolente ) E poi i vari finali che sembrano non voler arrivare, il primo farraginoso e da soap ( possibile ma non reale: sembra troppo esagerato anche per una città come Napoli ). E sempre rimanendo nel versante onirico, una serie di siparietti deboli stilisticamente e narrativamente come l’autobus pieno d’acqua o le anime dantesche che si ritrovano intorno ad Anna. Forse sembrano deboli e naif anche perché la povertà del budget non ha permesso altro che degli effetti speciali così poveri da sembrare infantili. E francamente anche i blocchi musicali ( iniziale e finale ) non servono a chiarire nulla di più, anzi sembrano un rafforzamento di qualcosa che è già chiaro narrativamente. La vita di Anna. Ma indiscutibilmente in un mondo cinematografico italiano in cui la fatuità e la televisionarietà va ancora per la maggiore, Per amor vostro ( titolo forse limitativo, la storia di Anna è sul complesso della sua vita e non nella parte adulta ) è un film da vedere perché racconta con sincerità di una donna vera, di una condizione femminile ancora oscura, di una città non omologata e selvaggia e di personaggi autentici. Certo gli uomini, il marito ( un bravo Massimiliano Gallo, nella scia degli uomini di merda napoletani ) e il presunto amante ( un Giannini che recita ) ne escono a pezzi, indeboliti dalla loro violenza e dalla loro inanità; ma Gaudino non cade negli schemi banali: uomini pessimi e donne meravigliose. C’è una delle figlie di Anna che adora il padre e detesta la madre, c’è il figlio sordomuto che difende la madre contro il padre.

Una Napoli di oggi, in bianco e nero, nei quartieri spagnoli. Una qualsiasi famiglia formata da un padre che ha avuto trascorsi da cantante neomelodico ma adesso fa l’usuraio per la camorra e forse è anche un assassino, una madre che si sbatte tra il lavoro di casalinga per i suoi tre figli ormai cresciuti e un lavoro sul set di una soup opera come gobbista ( scrive su dei fogli i dialoghi che gli attori non ricordano e li tiene in evidenza durante le riprese ). Sono vite ai margini che però a Napoli possono sembrare normalità, lui è così fragile che usa la violenza per sentirsi degno di esistere, lei è abbrutita dalla vita che fa ma anche dal suo triste passato, i figli le vogliono bene ma ormai stanno per prendere le loro strade ( chissà quali ).   La coppia non ha nessuna cosa in comune, nemmeno un po’ di passione né la cercano altrove; certo lei vorrebbe che lui andasse via di casa, ma non riesce che a ottenere qualche allucco e qualche pacchero. Lei teme di essere diventata “ ‘na cosa è niente “ e quando qualcuno dice questa frase lei si inalbera infastidita. Ma la sua vita sembra cambiare quando un attore della soap inizia a corteggiarla e lei da quasi subito è pronta a cambiare vita ma…

Giuseppe M. Gaudino ha realizzato un film ambizioso narrativamente, perché racconta Anna e una famiglia napoletana senza alcuna retorica e trascendendo da una storia “ due camere e cucina “ per scendere nelle viscere delle persone, in quella cultura antropologica che è l’animus di Napoli.   Potremmo dire che Anna è la città di Napoli, entrambe sopravvivono, nonostante tutto, alle delusioni e alle sconfitte.

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