Abbiamo visto “ Ritorno al Marigold Hotel “ regia di John Malden.

Negli Anni Sessanta il cinema italiano di serie B ha prodotto una buona quantità di film leggeri e vacanzieri di gusto popolare e di grande successo al botteghino. Film come “ Vacanze a Ischia “, “ Brevi amori a Palma di Maiorca “, “ Vacanze d’inverno “. Storie che ruotavano intorno ad un albergo di lusso e ai tentativi piccolo borghesi e goffi di giovani senza soldi che cercavano la ricca ereditiera per sistemarsi o la figlia del commendatore. Storie fantasiose, scritte con garbo, per gusti semplici. Questo film, “ Ritorno al Maringold Hotel “, con le debite differenze, potrebbe ascriversi a questo genere di film. Certo lo humor inglese nobilita questa pellicola, i giovani in costume da bagno vengono sostituiti da signore e signore sulla ottantina vestiti all’indiana e il cast è stratosferico ( le premio Oscar Judi Dench e Maggie Smith, i Golden Globe Bill Nighy, Richard Gere, l’attore indiano Dev Patel famoso per il film The Millionaire e una serie di bravissimi attori di teatro ) e il tutto lo rende un prodotto internazionale fatto con eleganza, ma per il resto, l’approccio superficiale e paternalista-semi colonialista nei confronti degli indiani ( che risultano un misto di involontari saggi e grulli a gogò ) non lo rendono difforme da quella visione turistica-sentimentale che potrebbe dare fastidio o annoiare allo spettatore meno incolto. Nella luce splendente di un’India irreale, non c’è una goccia di sudore, nemmeno un po’ di polvere, figuriamoci la povertà e le fogne a cielo aperto, il tutto sembra un depliant turistico per il Rajastan. Insomma una favola che gira intorno a degli ottantenni che cercano ancora l’amore e pensano che la vita sia davanti e non alle spalle.

Ritorno al Marigold Hotel è il proseguimento del film del 2012 Marigold Hotel che si basava sul romanzo Mio suocero, il gin e il succo di mango di Deborah Moggach; anche questo è scritto dallo sceneggiatore inglese Ol Parker e diretto con professionalità quasi televisiva da John Madden. Ed è il proseguimento naturale dell’altro e quasi una copia per certi versi, nel primo i sette anziani inglesi giungono in un nuovo resort non ancora ultimato a Jaipur, hanno tutti un grande desiderio di cambiare la loro vita e vogliono ricominciare, ma si trovano coinvolti dalle stravaganze del giovane e ingenuo proprietario Sonny Kapoor ( i lavori di ristrutturazione sono in stallo, i servizi come l’acqua, l’elettricità e il telefono sono a dir poco difettosi ), e in più sono disorientati da un’India fatta di contrasti… In questo sequel il giovane Sonny accompagnato dalla sua consigliera Muriel Donnelly ( Maggie Smith ) vanno negli Stati Uniti per cercare dei fondi per aprire un secondo Marigold Hotel. Il manager della società americana sembra interessato e manderà qualcuno a verificare.   Rientrati in India, il giovane Sonny rimane in attesa dell’ispettore che arriverà in incognito e nei giorni successivi giungono due nuovi clienti, una giovane donna e un signore che dice di essere uno scrittore: chi dei due è in incognito ? Sonny è un indiano simpatico, eccessivo nei sorrisi e nelle moine e sta per sposarsi con la bellissima fidanzata; ma è innervosito dall’arrivo dell’ispettore, dalla possibilità di comprare il nuovo Hotel da ristrutturare e soprattutto dai preparativi del matrimonio ed è nervosissimo a causa di un giovane rivale americano troppo interessato ai suoi affari e, a lui sembra, anche alla sua fidanzata. La sua anziana amica Muriel, che sembra non avere ancora molto da vivere, cerca di aiutarlo ma con poco esito, e intorno a tutto questo si sviluppano gli amori e i nuovi lavori che gli anziani ospiti continuano a cercare.   E nella lunga festa di matrimonio sembra che tutti trovino le opportunità che stavano cercando.

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