Sull’Amicizia e altri dettagli. Scie d’inchiostro
Quello che scriverò è naturalmente parziale, decifrato con gli occhi di chi non è più giovane ma che continua a guardare e ascoltare. Partiamo dall’etimologia della parola, verbo latino “amicio” significa tra l’altro vestire, indossare ( interessante suggestione ), ma nella parola amico c’è la radice del verbo latino amo (as) che significa amare ( altra interessante suggestione ). L’amicizia è stata considerata in ogni epoca una delle esperienze umane fondamentali, ed è stata santificata da tutte le religioni… Oreste e Pilade, Davide e Gionata… Sgombriamo il campo comunque da equivoci, Aristotele distingueva tre tipi di amicizia: basata sul piacere, basata sull’interesse; basata sulla bontà. Quello di cui voglio parlare è la prima parte dell’offerta filosofica. Ultimo dettaglio “ noioso “ Piacere, da placere, aggradire, andare per gradi, affine a Plac-àre, essere piano, liscio. Basta erudizione da studente secchione. Ci siamo capiti. Nelle età generazionali e in quelle epocali l’amicizia ha mantenuto un significato simile meno nella sostanza dei sentimenti. Sono venuti poi i proverbi e gli aforismi, tanti, troppi e opposti… “ L’amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce “ diceva Francis Becon (per noi Bacone), “ L’amicizia è un tormento in più “ concludeva Kierkegaard, “ Ancora oggi non conosco nulla di più prezioso al mondo di una solida e sincera amicizia “ ribatteva Hermann Hesse e un suo contemporaneo di simil stazza concludeva “ Credere che l’amicizia esista è come credere che i mobili abbiano un’anima “ Marcel Proust. Si potrebbe dire, molto modestamente: guardati dentro e forse saprai per te cosa è l’amicizia.
Ma cosa è oggi l’amicizia nell’Occidente ?
Domanda molto complessa ma collettiva in quanto il grado di massificazione, di alienazione, di omologazione è ormai compiuta; realizzata attraverso la moltitudine di segni che fanno di una scelta individuale un tutto ( Individualmente massa ). Scherzando si potrebbe dire che l’amicizia sia oramai un invito a pranzo, sia non stare da soli quando non si vuole essere soli, sia il proporre vacanze per risparmiare, sia l’ospitare per un giorno i figli degli altri a casa ( che a loro volta sono amici perché sono nella stessa classe scolastica ) per essere una sera liberi. Insomma nascondersi dietro a degli egoismi e a dei clichè e far trionfare la banalità che è un sintomo di non comunicazione. E guai a far saltare questi assiomi, tutti siamo così fragili da non accettare le novità, gli spostamenti esistenziali, le domande fuori copione.
Esiste ancora l’amicizia nel mondo contemporaneo, allora ? Da questo punto d’osservazione sembrerebbe di no, come non sembrano più vitali nemmeno i punti cardinali dell’esistenza. Perchè nessuno è disposto ad immergesi o a scalare gli altri, nemmeno a raggiungerli, troppa fatica: Si ha solo la necessità di specchiarsi in noi stessi.
O no ?

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