Era l’ottobre del 2008 e nelle nostre sale usciva un divertentissimo Zohan con Adam Sandler. Per chi se lo ricorda e per chi non lo ha mai visto, questa sera su Cielo – fonte www.questaseratv.it – sarà la giusta occasione per non farsi sfuggire questo film il cui unico scopo è quello di far sbellicare dalle risate.

Zohan è un combattente israeliano, uno di quelli imbattibili che ha messo al fresco tanti e tantissimi terroristi palestinesi. E’ amato dalle folle, dalle donne e da tutti quelli che gli stanno intorno. Le folle lo acclamano, i cattivi lo temono. Ma stufo di tutto e soprattutto del fatto che la guerra dalle sue parti è interminabile (dopo tutto come gli dirà sua madre “dura solo da 2.000 anni”), Zohan un giorno decide di abbandonare tutto e tutti per recarsi nel mondo occidentale dove lo attende una vita da parrucchiere. Il suo sogno è quello di “fare i capelli di seta morbida” come dirà lui stesso ispirandosi al suo idolo Paul Mitchell.

Una volta giunto a New Tork sotto una nuova identità viene assunto come aiutante presso il salone di Dalia, una giovane palestinese che vive lì da sempre. Dalia scoprirà ben presto che Zohan è un abilissimo hair stylist ma anche un grande provocatore: le donne più anziane fanno la fila per farsi acconciare da lui. Il salone ha ormai raggiunto il successo grazie a Zohan. Ma le cose prendono però una brutta piega. In città qualcuno lo ha riconosciuto e lo minaccia con ogni mezzo possibile (chiamando addirittura anche il numero verde di Hezbollah).

E’ chiaro come si tratti di un film classico della commedia americana che rasenta quasi la comicità demenziale che però poi di fatto non cade mai nel ridicolo. A delineare la sceneggiatura ha partecipato lo stesso Adam Sandler che veste i panni di Zohan. Non manca il marchio di fabbrica dello sceneggiatore Judd Apatow che divide il copione tra fasi di buonismo e fasi di demenza epica, un marchio che bollerà diversi film di quel periodo e che contraddistingue quei film in grado di far passare un paio d’ore in completa allegria e spensieratezza.

Peccato per il doppiaggio che fa perdere quel suono caratteristico degli attori nello sforzo di sottolineare l’accento orientale nel loro americano bizzarro, ma in ogni caso è buono anche il lavoro dei nostri doppiatori che hanno tentato in qualche modo di giocare sui suoni e sugli spassosi accenti.

Ne vale davvero la pena guardare il film per farsi delle grasse risate ma anche per osservare con attenzione la cotonatissima capigliatura di Sandler così come non l’avete mai vista e difficilmente la rivedrete.

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