Abbiamo visto Four Lions regia di Christopher Morris.
Se si iniziano a fare film ironici e demenziali sul terrorismo islamico e la sua jahad allora vuol dire che i fatti più bui di un’epoca stanno passando ed è già il tempo di prendere le distanze dall’angoscia che producono. Quindi il debuttante Morris, famoso conduttore televisivo, autore e produttore inglese, che ha vinto un Bafta per il miglior cortometraggio nel 2002 con My Wrongs 8245 – 8249 & 117, ha avuto la sfrontatezza e l’idea originale di usare il suo humor nero per realizzare una commedia leggera, sorridente, forse un po’ troppo caciarona. Il regista aveva dei punti di riferimento alti guardando al passato come Chaplin e il suo Il grande dittatore o a Lubitsch con Vogliamo vivere o a Kubrick col geniale Il Dottor Stranamore. Tutti e tre i film raccontano l’assurdità della guerra e del pensiero unico che porta alla distruzione dell’Umanità. Invece Morris, forse perché ‘televisivo’, probabilmente perché più vicino creativamente ad autori come Graham Chapman e Terry Gilliam, ha preferito uno stile cinico e spinto, a far ridere più che pensare, dei Monty Python (Monty Python – Il senso della vita vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, Brian di Nazareth, Un pesce di nome Wanda).

Il film prova a raccontare con humor nero e assurdità fantozziane l’insensatezza, la mediocrità e la stoltezza di quattro poveri imbecilli di fede mussulmana (tre di origine pachistana e un inglese nuovo fedele e naturalmente più fanatico e cretino degli altri) ben inseriti nella realtà inglese ma pronti alla jahad e a morire. Siamo in un sobborgo nei pressi di Londra e i quattro ‘amici’ sono pronti al martirio e a preparare un attentato, ma devono avere l’approvazione di qualche sceicco pakistano. Loro sono tanto ridicoli quanto pericolosi, non sanno praticamente nulla di esplosivi ma grazie ad internet riescono a preparare degli ordigni pericolosi, non sanno chi colpire – pensano dapprima ad una farmacia, poi il teorico del gruppo propone una moschea perché ritiene che così facendo i mussulmani moderati diventeranno mujahidin pronti alla guerra santa, il più pacifico del gruppo invece vorrebbe far saltare in aria un posto dove ci sono le prostitute, quello ritardato propone di attaccare Internet – e alla fine decidono di colpire la maratona di Londra. Il loro capo Omar e il suo amico fraterno, lo stupido Waj, partono per il Pakistan per apprendere l’uso delle armi e per conoscere uno sceicco che gli dia l’autorizzazione per l’attentato. Ma sono così imbranati e imbecilli che provocano un’involontaria strage tra chi li ha accolti. Allora ritornano precipitosamente a Londra e si vantano di avere avuto il benestare per un attentato suicida. Omar lo dice anche a sua moglie che sembra condividere e al figliolo che serenamente appoggia le scelte del genitore. Quindi iniziano una serie di insensatezze di questi quattro balordi del terrore come Faisal che carica un corvo ammaestrato con l’esplosivo o quando fanno esplodere una pecora o un forno a microonde, quando preparano il filmato improbabile di rivendicazione dell’attentato creando con dei mobili ikea un’ipotetica tenda talebana. E infine – in tipico stile humor nero – i quattro mascherati con dei buffi e improbabili peluches di orso provano ad infiltrarsi nella maratona ma riescono solo a farsi esplodere.

Idea originale e a quanto pare accettata anche da talebani in prigione a Guantanamo (sembra che abbiano letto la sceneggiatura e uno di loro abbia visto anche il film trovandolo corretto: mah!), con un potenziale di risate molto alto ma in realtà si sorride spesso ma di vere risate ce ne sono molto poche. Parafrasando la storia, si è fatto un attentato con un mortaretto.

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