Io sono una cipolla umana
con molte pelli intorno al mio corpo
spero che non vi irritiate
se introduco così il mio futuro.

Fritz Teufel

 

 

E’ inutile cercare chi ti completi,
nessuno completa nessuno,
devi essere completo da solo
per poter essere felice.

Erich Fromm

 

 

 

premessa

In queste pagine viene raccontata la vita di Marco Filangieri, musicista jazz quarantenne. Conosciuto da molti, amico di pochi, compagno di avventure e di idee più di luoghi che dei suoi simili; anarchico, scorbutico e per questo autentico. Per parecchio tempo alcuni suoi amici hanno provato a comprendere il suo modo di vivere, il suo nomadismo e i suoi errori. Hanno spesso frainteso, come se fosse uno specchio deformante delle vite altrui. Vi hanno rinunciato, accettandolo o meno, per come è; io invece ho insistito e sono giunto a conclusioni plausibili che però si sono sbriciolate dopo qualche notizia lontana. Una mattina, abbracciando mio padre e sentendone tutta la fragilità dell’età, mi è venuto in mente una conclusione plausibile che poi è solo l’inizio e non la conclusione. Marco ha lottato tutta la vita con il padre: quello reale, ma anche quello immaginario e simbolico… Ma la comprensione – come ha scritto qualcuno – non ha nulla a che fare con la vita.
Non ho immaginato né aggiunto molto di quello che so. In fondo ciò che è necessario oggi è osservare, ascoltare, più che inventare.

 

 

 

1
Si avvicina alla finestra, scosta la tendina. Il cielo è grigio, quasi livido; le prime ombre della sera penetrano la strada, affondano nella città. Le insegne della lavanderia si illuminano, subito dopo quelle all’interno del negozio. Lì, all’angolo, ci sono i soliti ragazzini che giocano a sottomuro nonostante il freddo e la brina; perdono e schiamazzano, vincono e schiamazzano: di lì a qualche mese inizieranno a giocare con le ragazze, poi con gli appartamenti di King’s Cross.

Finsbury Park – Arsenal – Holloway Road – Caledonian road – King’s Cross: 4 pounds, se paghi la metropolitana.

Guarda l’orologio nello stesso momento in cui l’ha guardato ieri e l’altro ieri e il giorno prima. Ogni giorno la notte aumenta di due minuti mangiandosi la luce e la prossima settimana ritornerà l’ora legale e d’un tratto il buio s’ingrasserà di un’ora. Torna a guardare la strada, Ken il postino sta passando in moto, evita una pozzanghera, sta tornando verso casa, dalla moglie rabbiosa e culona. In fondo alla strada ci sono tre pachistani seduti in un’auto, in silenzio ascoltano a palla Wala ala balch di Amr Diab; nella testa hanno le strade assolate e polverose di Peshawar, le cugine con il chador, le ali di pollo al curry. Le campane della chiesa in fondo alla strada comunicano l’ora, ancora quindici minuti e verrà aperto il pub. Una birra ! E’ proprio quello che ci vuole. E se bastano i penny, un bourbon. Ma la prospettiva non lo rincuora, anche se non aspetta altro che uscire da questa casa e perdersi nel mondo.

Half pint Guinness, un Jack Daniel’s, un po’ di jazz mediocre del giovedì, qualche chiacchiera a vanvera e domani ..

Due ubriaconi sono seduti sugli scalini della casa di fronte, anche loro aspettano che il pub apra. Si scoleranno una pinta d’un fiato, allontanando così il freddo, quest’autunno, la loro vita senza fortuna. Sorseggeranno un altro boccale giocando a freccette, si prenderanno in giro e sul tardi litigheranno tra loro con rabbia per vecchi rancori. Due bobbie’s alti e robusti passeggiano con passi calcolati, lo sguardo attento, le mani conserte dietro la schiena. Tutto è normale, tutto al suo posto, come sempre nel quartiere. Furti e assassinate gli abitanti di qui le vanno a fare da altre parti… Questa è zona neutrale ! Anche i tossici, qui, sono trasparenti e tranquilli, tagliano le dosi, spacciano marijuana e crack e muoiono con discrezione. Anche se da queste parti, nell’ultimo anno, due punk-bestia sono stati uccisi. Ma il vero orrore di questa città avviene in luoghi lontani, a Brixton… a Wood Green… sul canale di Camden, di notte. Nel nord ci sono le bande degli Shankstarz, dei Northumbledon Park e i Blacks; a est i Mashtown di Hackney. E poi gli E9 e gli SW2 a Brixton. A volte c’è una guerra tra le bande e di notte c’è almeno una sparatoria nel sud se non qualche lavoro di coltello… Ma questo vuol dire poco, anche nel pieno centro di Sloane Square, a Chelsea, un ragazzo è rimasto ucciso a coltellate due settimane prima..
I pochi passanti camminano senza una mèta, sulla strada non ancora ghiacciata; una delle tante strade solitarie e insignificanti. E’ questa un’ora in cui nessuno sa cosa fare o dove andare e si lascia trasportare dalla corrente. Dissolti i desideri, dimenticata la speranza, l’unico dolore è il gelo ai piedi. Gli uomini hanno perso le variabili del cuore, le donne sono prive di illusioni. Tutti hanno un modo di vedere silenzioso, ottuso, quasi barbaro. Mentono a se stessi con la stessa accettazione di una sconfitta. Dalle finestre illuminate provengono i soliti rumori, simili sono gli odori; un misto di sapone e cibo: una voce materna, due uova con bacon, le note di una lezione di piano, pesce fritto con patate. Sul muro di fronte c’è un nuovo slogan contro gli immigrati. Un iraniano con la gobba e la barba bianca, proprietario di un car wash, passa sotto la finestra, sputa a terra, svolta a sinistra.
Lascia andare la tendina, cerca un respiro profondo, invece tossisce; piccoli colpi secchi, striduli, che lo rendono rosso in viso.

Quale altra razza d’animali vive così ? In questo modo assurdo e malato… Potrebbe pensare qualcuno tra lo sfessato e l’offeso.

Avrebbe dovuto gridare !
Avrebbe voluto urlare ! Ma avrebbe svegliato Margarèta febbricitante… Marcela avrebbe smesso di litigare con Quique al piano di sotto e sarebbe corsa su per sapere… Forse un cane avrebbe abbaiato.
Il maestro delle elementari sta passando a salutare Marco ma scivola all’inizio della strada su una sottile lastra di ghiaccio, i pantaloni si sporcano e si bagnano di acqua sudicia. Torna a casa borbottando, e pensare che sua moglie teme che lui la tradisca.
Marco avrebbe gridato volentieri contro quella strada tranquilla e umida, contro quella casa sempre più uguale, contro il radiatore rugginoso. Avrebbe urlato contro il suo ultimo manager, contro Mària e il suo carattere distante, troppo nordico…
Avrebbe dovuto srogolare solo contro se stesso.
Nessuno ha colpa del suo senso di confusione, nessuno ha colpa delle sue inquietudini. O forse sì, ma non è questo il fatto decisivo per il suo malessere. La casa in cui vive in fondo non è più brutta di altre, questa strada è simile a prima, con il negozio di stoffe, il pub dalle vetrine smerigliate, la scuola in mattoni rossi con i vetri presi a sassate. Tutto è come prima, nessuna possibilità di chiamare il 112 o il 999, questi sono numeri per altre emergenze, per altri incendi, semmai dolosi.
Avrebbe solo dovuto smettere di oziare, trovare un sentimento in cui prendere slancio e sarebbe tornata la quiete. Solo lui ha colpa del suo smarrimento. L’ultimo licenziamento al Ronnie Scott’s Jazz Club se l’è andato a cercare come fa un giovane con una donna quando inizia primavera. E Mària, la sua donna da oltre due anni, è bella e solitaria come un tempo… Il tempo !? Già ! C’è un termine per tutto ed è qualcosa che coincide con tutti i gesti fraintesi nel passato… perduti con le migliori intenzioni. Forse bastava che una volta avesse detto sicuro un No; avesse gridato al padre: basta ! Oppure un ti voglio bene alla madre o aver dato una chance al fratello. O semmai lo avesse preso a pugni: quel coglione. Ma non si impara mai troppo in fretta dalla vita. La vita !? Non si sa come questa parola possa essere messa in pratica, un sovraccarico di luoghi comuni, distinguo e fregature da digerire. In fondo, modesti per tutto !

E arriva un giorno in cui non si è in grado di sentirsi vivi. Il desiderio e la leggerezza sono solo un ricordo astratto, niente di reale. Pensare che chi è sereno è soltanto…

E’ quasi un anno che abita in Finsbury Park, un vero record. Per lui che non ha mai vissuto un anno nella stessa città e mai più di sei mesi allo stesso domicilio. Adesso invece, Upper Tollington, Oxford road, infine ad Albert road, al 24. Ha imparato a conoscere questa gente, conosce alcune delle loro storie, i gesti d’umanità e le piccole vigliaccherie. Niente di eccezionale o da segnalare. Più o meno le stesse vite di chi abita a Cristiana a Copenaghen, o nel quartiere di Kreuzberg a Berlino, nel quartiere di Uzupis a Vilnius, nel barrio di Sevilla di Mexico City o nel suq di Khān el- Khalilī a El Cairo. Allora però quando ha vissutoin queste zone, viveva con leggerezza, forse perchè era giovane, forse perchè si sentiva provvisorio, invece a Finsbury…
Nel quartiere abitano piccoli impiegati dello stato e commesse dei grandi magazzini, venditori nei mercati del sabato e donne di servizio nelle case di High Holborn, una comunità di sikh e viaggiatori di professione, strozzini della vecchia generazione e piccoli pusher senza avvenire, operai saltuari e musicisti sempre in cerca di scritture, arabi che pensano al ritorno anche se nati qui e ubriaconi che sopravvivono con la social security. C’è Fernando che deve partire per la Russia, ha una borsa di studio, ma è sempre al pub, a bere birra e a rimorchiare ragazze; c’è Annette la tedesca che prepara attentati dimostrativi fuori tempo massimo; c’è Robin che ha perso la sua Irlanda e svaligia case a King’s Road; c’è Mària che ha scritto due libri in Svezia e che adesso lavora in un ristorante di Soho e malsopporta il suo compagno sempre più muto e con la barba da bandito. C’è Tozh che presta soldi ad usura, Marco un musicista con scritture sempre più saltuarie, Hannin che ruba i soldi alla madre, Alvaro che vive aspettando… E uomini dalle mani callose e col sapore di birra in bocca. E donne che puzzano di pesce fritto anche quando si infilano tra le lenzuola. Qui la gente si lava, si gratta, beve birra, lavora quando può, fa figli, riscuote la paga o il sussidio, si ammala e poi muore L’unica sorpresa è a chi capita per prima, proprio questa mattina è toccato ad Hannin, una tredicenne al suo secondo buco, troppa stricnina; al funerale la comunità gallese al completo. Marco conosce bene Irvine, il padre; hanno suonato assieme nei pub di Coven Garden e di Fleet Street, ma al funerale non è voluto andare.
« When a man is tired of London, he is tired of life, for there is in London all that life can afford ! » ha detto una volta il poeta Samuel Johnson. E un tempo Marco aveva voluto credergli, adesso gli sferrerebbe un pugno in pieno stomaco.

E arriva un giorno in cui si crede di non avere più pretese, che non ci si chiede più: cosa volevi dalla vita ? che gusto ci possa essere in tutto questo…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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